Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Una città solidale»

Fonte: L'Unione Sarda
31 ottobre 2012


SAN SATURNINO. La prima omelìa di Miglio alla festa del patrono

L'arcivescovo: cagliaritano fra i cagliaritani

Cagliari, città laboratorio di solidarietà e di condivisione contro una politica che esalta valori come egoismo e accaparramento.
Monsignor Arrigo Miglio non riesce a nascondere tutto il suo stupore entrando per la prima volta nella basilica di San Saturnino. Guarda, con meraviglia, questo gioiello paleocristiano intitolato al patrono della sua nuova città. Saluta il sindaco Massimo Zedda, prima di presiedere la solenne celebrazione attorniato da tutti i parroci urbani e dai vescovi emeriti Piergiuliano Tiddia e Luigi De Magistris. Messa solenne, arricchita dal gregoriano della Polifonica Karalitana di monsignor Gianfranco Deiosso.
NELLA SUA CITTÀ Ma è all'omelia che Miglio vuol farsi «cagliaritano fra i cagliaritani» ponendosi, spiritualmente, nella scia dei suoi predecessori, a cominciare da Ottorino Alberti, nel riconsegnare il patrono alla città, nel giorno della sua festa. «In un'epoca che esalta l'effimero, non celebriamo un eroe qualsiasi, ma un giovane martire di Cristo», dice aprendo l'omelia. A significare come la fede dei sardi sia stata e venga ancor oggi fecondata dal sangue di Saturnino come di Efisio, testimoni autentici fino al dono totale della loro vita.
Quindi il commento al brano del Vangelo, poco prima proclamato dal diacono, che parlava del «chicco di grano che, sotto la terra, muore, si moltiplica e porta frutto». «Per una città moderna come Cagliari, cosa può significare questa pagina», si chiede monsignor Miglio. Che, partendo proprio da questo esempio, mutuato dal mondo rurale, lancia un messaggio alla complessa e problematica realtà cittadina, quasi un manifesto programmatico consegnato alla comunità cagliaritana: «Assistiamo oggi allo scontro fra due filosofie di vita, una che tende all'isolamento l'altra alla condivisione, la logica del dono che si contrappone a quella dell'accaparramento. Due concezioni opposte che si scontrano».
LA SPERANZA Miglio vede e disegna allora una Cagliari-laboratorio «che sa costruire speranza, accogliere al di là delle differenti culture, sperimentare la fecondità della condivisione». Snodo privilegiato di «una rete virtuosa di cui fanno parte altre città che hanno già invertito la loro rotta per impostare la vita civica secondo la logica della condivisione e del dono. C'è da ricostruire un paese», ha concluso Miglio, «e la speranza non pioverà dall'alto ma nascerà dalla terra bagnata dal sangue dei martiri e fecondata dall'impegno quotidiano di tutti gli uomini e le donne di buona volontà».
Paolo Matta