Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Oscurata la statua di Carlo Felice: «Come 200 anni fa»

Fonte: L'Unione Sarda
31 ottobre 2012


Ricordati i moti di Palabanda


La scenografia è d'impatto. Un telo bianco copre la statua di Carlo Felice, ai piedi un cartello: presidio . Il vento agita le bandiere dei Quattro mori, una struttura di legno ospita dieci nodi scorsoi, cappi da impiccagione. Sotto, una fila di messaggi: 1812, 2012 la storia si ripete , accanto Corruzione criminale pubblica e privata . Una provocazione per ricordare la disperazione e le morti legate a crisi, debiti e disoccupazione. In piazza Yenne ci sono cinquanta persone. «Riprendiamoci la nostra terra». Alberto Marinoni, delegato del Presidio piazzale Trento, è infuriato. «La politica sarda non funziona, è assistenzialista, vecchia e non ricandidabile».
Sono passati duecento anni dal martirio di Palabanda, i manifestanti rievocano la storia. «Siamo qui per ricordare i rivoluzionari che nel 1812 cercarono di eliminare il tiranno. I tiranni ci sono ancora: sono la Banca centrale europea, gli organi istituzionali, statali e il governo regionale». È «una protesta politica», non partitica. «Nell'ultimo anno 5130 aziende hanno chiuso, le famiglie sarde sono indebitate per 23 miliardi di euro, 6 con Equitalia». Sotto un cappio un foglio bianco, al centro, in nero: «Dobbiamo rifare noi stessi», l'ultimo scritto di Giacomo Ulivi, partigiano diciannovenne, fucilato. Giacomo Meloni, segretario della Confederazione sindacale sarda, azzarda: «Chiediamo al Comune di rimuovere la statua di Carlo Felice e di intitolare la piazzetta ai martiri di Palabanda».
L'allestimento è a effetto, lunghi striscioni vestono l'impalcatura del palazzo all'angolo con il Corso, il vento agita i Quattro mori. Un drappo bianco copre la statua del re dei Savoia. Franco Pisano, Sardigna natzione: «Siamo nel 2012 ma per la crisi attuale è come se stessimo vivendo nel 1812».
Due secoli fa, nella notte tra il 30 e il 31 ottobre, dodici cagliaritani guidarono una sommossa a Palazzo Regio. Volevano arrestare il re, Vittorio Emanuele. Un traditore parlò, gli organizzatori furono scoperti. Per tre arrivò la forca. Gli altri costretti a lunghi anni di prigionia. Mario Carboni, coordinatore del Comitadu pro sa Limba sarda. «È una storia che a scuola non si studia, dà fastidio al potere colonialista».
A fine mattina l'annuncio di un nuovo sit-in: «Il 7 novembre saremo in via Roma, chiederemo al mondo politico le dimissioni immediate», anticipa Marinoni.
Sa. Ma.