Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il triangolo della disperazione

Fonte: L'Unione Sarda
25 ottobre 2012


Un angolo del centro in pieno degrado: da due decenni si aspetta un nuovo progetto
 

Piazza Gramsci, panchine-dormitorio tra i cassonetti
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Le cabine telefoniche hanno ancora il colore formato anni Settanta della Telecom. Quattro box rossi, orfani di portine e cornetta, orinatoio preferito per quelli della notte. In piazza Gramsci il tempo si è fermato: il selciato è ancora d'asfalto, bitume vecchio di trent'anni, rovinato dalle radici dei ficus e pieno di trabocchetti dove le cadute sono all'ordine del giorno. C'è una fontanella pubblica, ristoro dei barboni che trascorrono la notte all'addiaccio, protetti da una cortina di nove cassonetti. Un dormitorio dei poveracci.
SENZA DIMORA Erano quattro fino a qualche mese fa, ora sono ridotti a uno, un biondone tedesco che sogna di finire in una comunità protetta. Tra un'aiuola e l'altra un barista coraggioso ha sistemato bar e tavolini riuscendo nel miracolo di rianimare un angolo morto e triste del centro storico. «Gli abitanti mi hanno ringraziato per aver riportato la vita qui», racconta Alberto Corda. È nuovo della zona: ha imparato il mestiere in Ghana, dove lavorava in un ristorante italiano e quando da giugno ha preso in gestione il locale non si è rassegnato al tran tran del degrado che dura da decenni. «Per tutta l'estate ho aperto dalle 6 e mezzo del mattino e ho chiuso all'una, le due di notte: la gente è rimasta contenta: questo era un luogo abbandonato». Che rischia di diventarlo di nuovo se il Comune non gli dà per tempo la concessione per un gazebo chiuso. «Ora sta arrivando il freddo, la gente mica può stare all'aperto».
Con tanti saluti al ritorno di un minimo di decoro in una piazza che ha tutte le carte in regola per essere una piccola bomboniera tra San Benedetto, Villanova e via Roma. Ha la forma di un triangolo, sormontato dalla sagoma di due edifici anni Trenta: la Legione dei carabinieri e il palazzo all'angolo con via San Lucifero. Sull'altro lato il parco delle Rimembranze, l'Exmà, l'edificio costruito nella casa dove soggiornò nel 1899 Grazia Deledda come riporta la targa voluta dagli Amici del Libro sul portone di ingresso.«Siamo nel cuore della città e neanche in Tanzania si vedono spettacoli del genere», dice Gianfranco Stevelli, titolare della società di trasporto che ha sede nella piazza dagli anni Sessanta.
I RISCHI Tredici contenitori della raccolta differenziata con i due dell'umido puzzolenti nelle ore di caldo. Le aiuole sventrate dai diciassette ficus retusa: alberi maestosi che danno ombra, ma con radici che distruggono la pavimentazione. «Ogni giorno qualcuno cade e si fa male», racconta l'edicolante Anna Paola Lai costretta a far smerigliare il gradino dell'aiuola, altrimenti non riusciva più ad aprire il chiosco. «L'ho detto anche al sindaco Zedda che è passato una volta. Mi ha detto che non c'erano soldi». Un progetto di sistemazione c'era. Ideato ai tempi di Delogu, prevedeva l'eliminazione della strada parallela a via Sonnino, la creazione di una grande area verde col sacrificio dei parcheggi, gli unici dell'intera zona. È rimasto nel cassetto.
GLI AMICI «Ormai siamo rassegnati», dice Gino Tolu, commerciante in pensione che tutte le mattine con un gruppo di amici (tra i quali il professore di economia Gianfranco Sabatini) commenta i fatti del giorno sui tavolini del caffè all'aperto. Una piccola comunità che tempo fa si è mobilitata per far ritornare «signor Aurelio», lo spazzino.
Un dipendente della De Vizia che da anni ha sempre pulito piazza Gramsci con una cura e una dedizione che l'hanno fatto diventare il beniamino della gente. L'azienda l'aveva trasferito, ma residenti e commercianti sono intervenuti, riuscendo a farlo ritornare. «Si vede subito quando non è di turno: se c'è lui la piazza è uno specchio». Come ringraziamento ha il caffè pagato tutte le mattine.
Antonio Martis