Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Via Dante, declino triste

Fonte: L'Unione Sarda
23 ottobre 2012


I commercianti: affari inesistenti, quasi impossibile andare avanti
 

È crisi nera: sempre più serrande abbassate
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Sullo sfondo bianco campeggia una scritta nera: affittasi . Pochi metri più avanti c'è un cartello identico, qualche altro metro e una vetrina impolverata fa intravedere l'interno vuoto. Anche all'angolo con via Cervi un foglio attaccato con lo scotch informa della chiusura, per trasferimento . Dall'altro lato della strada l'istantanea cambia poco, l'immagine di degrado è identica. C'era una volta via Dante, il lungo viale alberato con tanti, tantissimi negozi. Altri tempi, ora non c'è più. La strada ha cambiato fisionomia. Le serrande sono quasi tutte abbassate e molti locali commerciali sono in cerca d'acquirente o di nuovo affittuario. Un pugno nello stomaco.
L'IMMAGINE TRISTE Incredibilmente lontani i fasti d'un tempo. «Non chiudo perché non ho alternative, per ora stringo i denti, ma non so per quanto resisterò». Gabriella Muntoni è la titolare di Femina , abbigliamento da donna, al civico 61. Ha aperto dodici anni fa, all'epoca aveva una dipendente. «L'ho dovuta licenziare quattro anni fa, impossibile sostenere il costo». Da allora è iniziato il declino. «I guadagni si sono ridotti della metà, adesso sono in attesa del rinnovo contrattuale, ho il terrore che l'affitto aumenti». Ignazio Casula, titolare di Micio micio bau bau è sull'uscio, il negozio è vuoto. «È dura, non sono in perdita, chiudo in pari, ma non metto in tasca un solo euro». La sua attività ha solo due anni. «Per ora resisto, non so per quanto». C'è pochissima gente, e che sia lunedì non influisce granché. «Il weekend c'è un po' più movimento, pareggia il mortorio della settimana».
C'È CHI RESISTE Accanto c'era Guarino, dopo le ferie estive non ha riaperto. Il locale adesso è vuoto. Proseguendo verso piazza San Benedetto le scritte figlie della crisi non diminuiscono. Resiste Vilma Venza, classe '26, titolare di Africa stand, artigianato orientale, al numero 75. Il suo è un negozio storico «Ho aperto il 19 giugno del '67». Allora via Dante era diversa. «C'era una piccola bottega di un seuese, al 71, poi solo appartamenti e terreni incolti sino a piazza Giovanni». Anche a lei le cose non vanno bene, tira fuori dalla cassa lo scontrino di sabato, 3 euro in tutto il giorno. «È dura, resisto perché sono sola, l'idea di mollare mi viene spesso, ma prevale l'ottimismo». Dopo quarantott'anni c'è ancora, merita il premio per la tenacia e anche un altro: è stata lei portare i panini africani in città, «nel '65, in via Cimarosa», importati dalla sua terra d'origine; Vilma è nata in Tunisia, a Kanguet per l'esattezza. E negli anni Settanta quei panini hanno scritto un paragrafo della storia di Cagliari.
AFFITTI TROPPO CARI Ivan Secchi, titolare di Opificio, punta il dito contro gli affitti: «Sono troppo alti, come Roma o Milano, per questo i locali sono vuoti». Ha acquistato il negozio quarant'anni fa. «Da tre va sempre peggio, stringo i denti, chiudere è l'ultimo pensiero».
Sara Marci