Rassegna Stampa

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Una via della città al Carlo Giuliani sardo

Fonte: web cagliaripad.it
19 ottobre 2012

a cura di: Ennio Neri
E' un po' il Carlo Giuliani sardo.

Ucciso dopo una carica della polizia. Anche se Franco Serantini, l'anarchico cagliaritano morto il 7 maggio 1972 dopo una carica della polizia a Pisa, in un corteo, armi in mano proprio non ne aveva. E, a differenza del giovane genovese sparato nel 2001 al G8, veniva da un'esperienza di vita terribile. La morte del giovane è stata celebrata a 40 anni di distanza nel centro toscano dal primo cittadino che ha deposto una corona di fiori sulla lapide. Ci sono biblioteche e scuole a lui dedicate. E ora anche la Giunta cagliaritana ha deciso di intitolare a Serantini una strada: quella che, partendo da via Cornalias porta dritto agli uffici di Abbanoa. La richiesta era stata firmata dai consiglieri Enrico Lobina (Federazione della Sinistra), Claudio Cugusi (Pd), Sebastiano Dessì (Sel), Giovanni Dore (Idv), Fabrizio Marcello (Pd) e Filippo Petrucci (Meglio di prima non ci basta).

 

Serantini è protagonista di una storia tristissima e drammatica. Abbandonato alla nascita viene affidato a una coppia di coniugi siciliani che si trovavano in città. Nel 1955 muore la madre adottiva, e viene affidato alla famiglia di quest'ultima che però non riesce (malattie, emigrazione e povertà) ad allevare il bimbo. Così nel 1960 l'amministrazione provinciale cagliaritana chiede che il piccolo Franco torni in città.

 

Arriverà nel 1961, ospite delle suore del Buon Pastore a Giorgino. Chiuso, solo e infelice, fatica negli studi e il suo carattere difficile lo mette in conflitto con le religiose. E quando l'amministrazione provinciale smette di pagare le rette, le suore si rivolgono al Tribunale dei minorenni, dichiarandosi impossibilitate a continuare a ospitare il ragazzo. Era il 1968. Il Tribunale attribuisce i disturbi della personalità del giovane all'assoluta carenza affettiva e alla lunga "istituzionalizzazione" e lo manda al riformatorio, sulla base di un regio decreto del periodo fascista ancora in vigore nel 1968. Serantini finisce così in mezzo ai giovani criminali anche se non ha mai commesso alcun reato in vita sua.

 

L'Istituto per minori San Lorenzo di Firenze lo destina all'Istituto di rieducazione maschile Pietro Thouar di Pisa, in regime di semilibertà. Nel centro toscano conquista la licenza media e si iscrive alla scuola di contabilità e comincia a frequentare le sedi delle federazioni giovanili comuniste, poi quella di Lotta Continua ed è protagonista di numerose iniziative. Lascerà Lotta Continua per aderire agli anarchici del gruppo intitolato a Giuseppe Pinelli.

Il 4 maggio 1972, mentre è in corso una manifestazione volta a impedire che avesse luogo il comizio del deputato Msi Giuseppe Niccolai, parte la caccia all'uomo da parte della polizia arrivate da Roma. Diverse testimonianze raccolte dopo il 5 maggio dimostrano come la polizia avesse operato come in un "rastrellamento o in una esercitazione di controguerriglia". Secondo le testimonianze Serantini fu aggredito da 15 poliziotti con calci e pugni e colpito coi calci dei fucili. Morirà dopo 3 giorni per le ferite riportate. Cadrà nel vuoto il tentativo di seppellimento "in tutta fretta" per insabbiare le prove. L'episodio farà esplodere polemiche in tutto il Paese