Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cagliari piange la sua cantastorie

Fonte: L'Unione Sarda
16 aprile 2008

Nel ricordo degli amici la figura della cantante emerge nel suo tratto distintivo: la sobrietà, l'eleganza, la capacità di rinnovare la sua musica seguendo nuove strade: l'ultima, quella della poesia.Se n'è andata in modo discreto, chiudendo lo spartito della vita con un pianissimo . Le frasi di circostanza per chi ha lasciato la vita terrena si sprecano. Sembrano un atto dovuto. Per Marisa Sannia no. Per l'artista cagliaritana, scomparsa lunedì mattina dopo una breve ma devastante malattia, i ricordi di chi l'ha conosciuta sono quadri di bontà, gentilezza, classe, discrezione. Non si era mai fatta abbagliare dai riflettori di un mondo fatto per lo più di apparenza, pettegolezzi e colpi di testa. Lei no. Era sempre riuscita a mantenere la giusta separazione. Un distacco, quasi una frattura, che si è amplificato negli anni della maturazione, quando si è fatta ammaliare dalla poesia in sardo e dal teatro. Ecco alcune testimonianze che tracciano il profilo dell'artista. Piero Marras la conosce da sempre. «Da quando ho iniziato a suonare con i suoi musicisti. Molto prima che salisse sul palcoscenico di Sanremo. Lavoravamo con lo stesso impresario, Roberto Cardia. Ma il rapporto si è consolidato quando lei collaborava con Tony Cucchiara. È sempre stata una persona con una riservatezza estrema, una donna che ha saputo scindere la vita privata da quella artistica. Niente a che vedere con le starlette di oggi. Teneva molto alla sua famiglia e la separava, quasi a proteggerla, dal mondo dello spettacolo. La maturazione l'ha avuta quando ha interpretato un'altra Sardegna, quella cantata con la nostra lingua. Non dimenticherò mai l'album con la copertina di Maria Lai». Marisa Sannia è stata anche una grande giocatrice di pallacanestro e, prima che la musica diventasse la sua professione, ha indossato anche la maglia della Nazionale. «È stato grazie a lei se ho iniziato a giocare a basket», ricorda Silvana Lenzu . «Ci siamo conosciute a una festa di Capodanno, dove lei cantava, e mi ha convinto ad allenarmi con la Karalis di Robertino Usai. Era un'ala-pivot di una grazia e di una correttezza eccezionali. Al parquet ha preferito la musica e io ho preso il suo ruolo in squadra. Quando poteva partecipava alle adunate tra vecchie compagne, sempre con la sua chitarra».Marisa Sannia era circondata da un alone positivo. Anche chi non la conosceva personalmente, ma solo la sua musica, rimaneva incantato da quella figura esile. Un viso angelico che sprigionava allegria. «L'ho vista l'anno scorso, era una figura bellissima, che lasciava il segno. Ho sentito un suo disco recentemente e la sua evoluzione mi ha meravigliato», afferma il regista cagliaritano Enrico Pau . «È sorprendente che una cantante prodotta per un determinato mercato musicale sia riuscita a sganciarsi e a ritrovare le sue radici».«Ho un bellissimo ricordo di quel primo cd dedicato alla poesia che aveva per protagonista Montanaru», racconta Rosabianca Cadeddu Rombi . «Lavorammo insieme, nel '93 per “Sa oghe de su entu e de su mare” io come responsabile del settore cultura dell'Endas, Maria Lai, I Cordas et Cannas e tanti altri amici. Organizzammo alcuni recital a Cagliari e a Sassari e fu un'emozione vederla di nuovo sul palcoscenico con la sua grazia antica e la sua eleganza, e quell'aria sottilmente malinconica che la contraddistingueva».ANDREA ARTIZZU 16/04/2008