Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Inchiesta, si parte dalla tragedia del '99

Fonte: L'Unione Sarda
27 ottobre 2008


Come sono stati spesi i soldi? Sotto esame opere e concessioni

Che fine hanno fatto i soldi? I dodici milioni di euro stanziati dopo l'alluvione del 1999 sono arrivati ai Comuni? Sono stati spesi per realizzare infrastrutture in grado di arginare i rischi? Per eliminare le opere pericolose?
La magistratura cagliaritana parte da qui, dalle risorse finanziarie stanziate dopo la tragedia di nove anni fa. Era stato un evento eccezionale, di quelli che capitano ogni duemila anni, e non fu individuato nessun responsabile della morte di Luigina Pianu e Giovanni Ragatzu, uccisi dentro casa a Capoterra e in macchina a Macchiareddu. Eppure le perizie accesero i riflettori su alcune costruzioni, a cominciare dal cimitero. Ecco perché, anche se la zona coincide solo in parte con quella attraversata dall'onda di piena all'alba di martedì scorso, le verifiche partiranno proprio da quelle vecchie carte.
La macchina investigativa si è messa in moto subito: una riunione nell'ufficio del procuratore capo di Cagliari Mauro Mura e all'indomani dell'alluvione i compiti erano già assegnati. Vigili del fuoco, Protezione civile, Corpo forestale, tutte le forze insomma che stanno lavorando nelle zone alluvionate, daranno il loro contributo all'inchiesta - disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti - coordinata dal sostituto Guido Pani. L'obbiettivo è uno solo: accertare se il disastro sia stato causato solo dalla natura o se invece ci sia stato l'aiutino dell'uomo. E allora bisognerà andare a cercare negli uffici tecnici dei comuni di Assemini, Elmas, Monserrato, Sestu, Capoterra le concessioni edilizie per verificare se siano state adottate nel rispetto dei piani idrogeologici. Non sarà un lavoro facile ma c'è un solido punto di partenza: il fascicolo sull'alluvione del 1999.
Una perizia, discussa nel 2003 nel corso di un incidente probatorio al quale partecipò anche il Comune di Capoterra con l'avvocato Patrizio Rovelli, sarà la base della nuova inchiesta penale. Da lì si parte per controllare se i pericoli individuati allora siano stati rimossi e se siano state realizzate le infrastrutture necessarie per evitare altri disastri.
Certo, la situazione di oggi è parzialmente diversa da quella di allora, nel senso che questa volta acqua e fango hanno sommerso in minor tempo una zona molto più vasta. Nove anni fa l'onda di piena attraversò il centro di Capoterra; questa volta, grazie ai canali di guardia realizzati dopo quel disastro (sui quali andrà comunque a concentrarsi la nuova inchiesta della magistratura), il centro del paese è stato risparmiato. In compenso acqua e fango sono arrivati a Poggio dei pini, Frutti d'oro, Su Spantu, San Girolamo.
La macchina investigativa è in moto alla ricerca di dati. I primi sono proprio quelli contenuti nella perizia del 2003 che portò, l'anno successivo, all'archiviazione dell'inchiesta sulla morte di Luigina Pianu e Giovanni Ragatzu, decisione contestata duramente dagli avvocati Luca Pennisi e Mario Canessa per conto dei familiari delle due vittime. Bisognerà calare quello studio nella situazione attuale, nel senso che forse i problemi individuati allora non sono stati risolti ma non è detto che siano stati proprio quelli la causa della nuova tragedia. La perizia è soltanto un punto di partenza, anche perché gli abitanti di Capoterra continuano a puntare l'indice contro il cimitero.
Le indagini cominciano dunque dalle conclusioni del perito Marco Mancini, dell'Università di Genova: «Il deflusso di piena proveniente dal Baccu Tinghinu è stato sufficiente a determinare la tragedia, il fenomeno idrologico è eccezionale al di là di qualsiasi previsione, ma la concomitanza di una non attenta gestione del territorio ha contribuito a incrementarne gli effetti». Intanto c'era la questione legata al collettore: «All'epoca è stato realizzato non per sostituire l'alveo ma in aggiunta, con uno scopo di drenaggio di aree urbane quali quelle delle scuole e di nuove urbanizzazioni». E poi: «La successiva asfaltatura del vecchio impluvio, nel 1997, e la sua trasformazione in strada ha indotto una minore considerazione della presenza del corso d'acqua periodico. Infatti dal punto prettamente idraulico l'asfaltatura della via d'acqua (una mulattiera in tempo asciutto) non ne pregiudicava la direzione di scorrimento». Infine, il cimitero: «La presenza della nuova area cimiteriale, risalente al 1998, posta ortagonalmente alla principale direzione di scorrimento, ha deviato parte dell'onda di piena sul centro abitato».
MARIA FRANCESCA CHIAPPE

25/10/2008