Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ecco i nostri nuovi vicini di casa

Fonte: L'Unione Sarda
4 settembre 2012


VERSO LA CONSULTA. Il 15 novembre il voto, due mesi per conoscere meglio le comunità straniere

Nella città pianeta convivono 82 nazionalità. Filippini più numerosi
Sarebbe stato nei sogni dei nostri emigrati un organismo così. Un'assemblea che li rappresentasse istituzionalmente nei luoghi dove andavano a cercare lavoro e neppure osavano domandare fortuna perché gli pareva chiedere troppo al destino. E, nonostante i malumori di chi si è dimenticato che proseguiamo ad essere un popolo che più che ospitare viene ospitato, fra due mesi Cagliari avrà quella Consulta che rappresenterà i 4.670 stranieri residenti in città da oltre un anno. Preparativi e relativa campagna elettorale già evidenziamo come ci sia molto da scoprire dei nuovi cagliaritani a partire dal fatto che al voto non andranno solo le comunità più corpose di immigrati (senegalesi e filippini) e in arrivo da Paesi poveri ma come alle urne affluiranno francesi, britannici, tedeschi, giapponesi, abitanti delle sfere alte del mondo.
LA FILOSOFIA È chiaro che la Consulta risponde a una doppia filosofia, come spiega Sebastiano Dessì, consigliere comunale, Commissione Politiche sociali, uno dei fautori della nascita della Consulta. «Dare voce a una parte di cittadinanza che seppur priva del diritto di voto al pari degli italiani vive e influenza il luogo dove abita». E dall'altra monitorare esigenze e stati d'animo dei nostro ospiti affinché mai la disattenzione crei bombe sociali che una volta esplose sono difficili da gestire.
TUTTI I COLORI DEL MONDO Il primo elemento che balza agli occhi, analizzando i tabulati municipali sui residenti stranieri in città, è quanto sia caleidoscopica la composizione degli elettori che il 15 novembre andranno a scegliere i loro 15 rappresentanti e come le tipologie di lavoro segnino l'afflusso di uomini piuttosto che di donne. Subito i dati: sono 85 le nazioni rappresentate. La comunità più numerosa è quella filippina: 952 elettori (406 uomini e 546 donne) i residenti filippini totali sono però 1.396 a testimonianza del fatto che siano le intere famiglie a emigrare con i minori al seguito. La seconda nazione che vanta a Cagliari più presenze è l'Ucraina: 692, in gran parte donne (633) e solo 59 uomini come la comunità romena (al terzo posto) 530 di cui 432 femmine. Tutte lavoratrici impegnate nell'assistenza e nei lavori domestici. Quarta è la popolazione senegalese (499) di cui solo 21 donne. Quinta la cinese (388), sesta quella in arrivo dal Bangladesh (205), settima dal Pakistan (149), ottava dall'India (114), nona dalla Russia (95), decimi gli spagnoli (86), undicesimi i tedeschi (56), dodicesimi britannici e kirgisi (55), tredicesimi i bosniaci (54), quattordicesimi francesi e polacchi (53) e quindicesimi i marocchini con 52 aventi diritti al voto. Dopo il quindicesimo posto ci sono a seguire le comunità con meno di 50 potenziali votanti: dai 47 nigeriani ai 15 statunitensi, dai 34 tunisini ai 12 svizzeri, dai 23 cubani ai 12 portoghesi e, infine, dai 40 peruviani ai 9 giapponesi.
CAMPAGNA ELETTORALE Tenendo conto che ci sono decine di Paesi rappresentati solo da meno di 10 residenti (Argentina, Belgio e Somalia, giusto per citarne alcuni) e altrettanti da meno di 5 (Finlandia, Libia e Messico fra gli altri) esisterà un'unica lista elettorale e la canditura sarà individuale (supportata da 10 firme di aventi diritto) e non per nazionalità proprio per evitare egemonie ed esclusioni. Ecco perché i primi 6 seggi spetteranno ai più votati in termini assoluti ma «i restanti 9 - spiega Sebastiano Dessì - sulla base di una ripartizione geografica che riconosce il diritto di rappresentanza alle principali componenti della popolazione straniera». Quindi: Filippine, Cina, Subcontinente Indiano, Est Europa, Europa Centrale, Balcani e resto d'Europa, Africa Subsahariana, Africa del Nord, Medio Oriente, Kirghizistan e resto dell'Asia; Americhe e Oceania.
LETTERA A CASA Tutti i potenziali elettori riceveranno una lettera a casa che li convocherà al seggio. Dessì sottolinea quanto la macchina elettorale non costerà un euro alle casse comunali: «Nessun finanziamento ad hoc, il lavoro sarà a carico degli uffici». La vera sfida ora è vedere quanti andranno alle urne e riconosceranno dunque nella Consulta uno strumento utile per la loro integrazione. Il primo passo sarà il 15 ottobre, termine ultimo per la presentazione delle candidature. E già questo momento avrà un forte valore indicativo. Il 15 novembre la vera cartina di tornasole. Sarà l'affluenza alle cinque circoscrizioni che raccoglieranno il voto elettronico a sancire la riuscita dell'iniziativa oltre a dar vita alla prima Consulta della Sardegna. Avrà un ruolo puramente consultivo: il Comune ascolterà, che non è poca cosa.
Francesco Abate