Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Alluvione, la rabbia dei pirresi

Fonte: L'Unione Sarda
27 ottobre 2008

L'emergenza. In via Balilla e via Dolianova i danni peggiori. Imprese in ginocchio

Aziende e case devastate per l'ennesima volta. Ecco le cause

Anche l'abitazione del presidente della municipalità Tonio Melis, in via Balilla, invasa dall'acqua e dal fango.
Andrea Fasciolo, due alluvioni alle spalle, si era attrezzato bene per sopravvivere al terzo. Per proteggere la sua farmacia di via Balilla aveva fatto installare vetrate blindate, in grado di neutralizzare protettili calibro 7,65. Mercoledì mattina alle 8,30 ai suoi dipendenti, allarmati per la pioggia impetuosa, ha ordinato di tenere la serranda abbassata. Ma il fiume si è gonfiato sempre di più, ha sfondato la serranda, scardinato la vetrata da sotto ed ha fatto irruzione tra medicinali e pappe per bambini salendo in pochi minuti sino a un metro e mezzo. «Nel 2002 l'acqua salì sino a 60 centimetri, ma calò in pochi minuti. Questa volta è stato peggio», racconta rassegnato. I dipendenti si sono salvati, parte dei medicinali e degli arredi sono inservibili. «Ho 500 mila euro di danni».
In via Balilla tutti - chi ci abita e chi ci lavora - hanno subito danneggiamenti pesanti dal nubifragio. Ma li avevano già subiti nel 1999, nel 2002 e nel 2006. Ogni alluvione li ha indeboliti e ora hanno paura di non farcela.
LA LAVANDERIA SOTT'ACQUA Maria e Pierpaolo Cannas, madre e figlio, proprietari di una lavanderia, sono disperati. Per capire a che livello sono arrivati acqua e fango basta guardare i capi appesi, lavati, stirati e pronti da consegnare. Proprio dietro il banco c'è un giubbotto in camoscio con un segno all'altezza del petto: un metro e mezzo, anche qui. Su cinque lavatrici industriali solo una è utilizzabile, il grande compressore che serve a farle funzionare è fuori uso, come fax e telefoni, assi da stiro e ferri forse si salveranno. La cisterna col gasolio è piena d'acqua, i fari del furgone parcheggiato in cortile sono due acquari vuoti. Vestiario, tappeti, tendaggi sono da rilavare, anche se non tutto è recuperabile. Il verde e il rosso della fascia tricolore del sindaco hanno stinto. Incidente simbolico. «Devo combattere con i clienti che chiedono il rimborso dei capi. danneggiati. Poco fa è venuta una donna che si è arrabbiata con noi perché forse la pelliccia si è rovinata», dice Pierpaolo. Questo è l'esatto opposto della solidarietà. «Sopravviveremo? E che cosa dobbiamo fare, io non so fare altro».
LA CASA IN VIA BALILLA Maria Scanu si è trasferita poco tempo fa in una casa al piano terra di via Balilla. L'ha ristrutturata e l'ha arredata. Non aveva ancora finito di traslocare quando, mercoledì mattina, l'acqua mista a fogna e detriti ha sfondato il portoncino blindato ed è entrata dentro. «Ho visto prima il giardino riempirsi, ho staccato l'interruttore generale della luce e ho cercato di chiudere le finestre. L'acqua saliva sempre di più, in pochi minuti era a mezzo metro e continuava a salire. Ero rassegnata a morire e meno male che ha sfondato la porta d'ingresso ed ha livellato l'acqua, se no avrei fatto la fine dei topi». Ha perso quasi tutto.
IL LETTO DEL FIUME Maria Scanu non sapeva che c'erano state altre alluvioni, non sapeva che in via Balilla e strade limitrofe, via Dolianova, via Italia ogni volta che piove si trasformano in torrenti impetuosi. Non sapeva che pochi anni fa una donna è morta a pochi passi da casa sua, travolta dalla piena.
Non sapeva che la casa che ha acquistato sorge sul letto di un fiume né che ogni volta che piove intensamente, sulla sua zona, costruita sotto il livello del mare, confluisce l'acqua da via Cadello, dal colle di San Michele e dalla collina di Barracca manna.
LE CAUSE DEI DISASTRI E proprio nell'ex quartiere abusivo risiede la causa principale dei disastri che si ripetono ciclicamente. E che dono diventati devastanti da quando sono state asfaltate le strade di Barracca Manna, che accelerano il deflusso delle acque, spingendole a folle velocità. Ecco perché case e locali sono stati invasi in pochi minuti. Al Comune lo sanno bene perché dopo la devastazione del 2002 hanno commissionato uno studio alla facoltà di Ingegneria dell'Università che ha individuato le cause e suggerito i rimedi: c'è da rivoluzionare il sistema idrico, ci sono da eliminare gli allacci idrici abusivi, da realizzare altre caditoie e scolmatori di piena in grado di diminuire la portata dell'acqua. Ma soprattutto c'è da costruire un collettore a Barracca Manna, che devii il corso dell'acqua. Ci avrebbe dovuto pensare chi ha elaborato i piani di risanamento che hanno trasformato un quartiere abusivo in una zona residenziale, non l'hanno fatto e queste sono le conseguenze. Per realizzare il progetto dell'università e far uscire i pirresi dall'incubo servono 15 milioni e il Comune non ce li ha. Ora, a tragedia calda, da via Roma battono cassa alla Regione.
SI CONTINUA A SBAGLIARE Eppure si continua a sbagliare. Marco Pinna, villetta in via Lobina, l'altro giorno si è salvato solo perché ha costruito un sistema di pompe idrauliche che ha evitato che la sua casa galleggiasse nel fango. Inevitabile, visto che le strade sono state costruite a un livello superiore a quello dei piani terra delle case. Pinna ora pensa a un esposto alla procura della Repubblica.
«Non dovevate consentire che questa casa venisse venduta», si sfoga Maria Scanu con Tonio Melis, presidente della Municipalità. Anche Melis è un alluvionato cronico. La sua casa è stata invasa dall'acqua per la terza volta. Democristiano storico, ora in Forza Italia, sta perdendo la pazienza. «Non mi faccia parlare». Tutti gli chiedono quando potranno avere il rimborso dei danni. Lui allarga le braccia: vi farò sapere.
FABIO MANCA

27/10/2008