Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Una cicca, mille anni di veleno

Fonte: L'Unione Sarda
31 agosto 2012


GLI ESPERTI. Contu, docente di Igiene ambientale: «Rischio depauperamento dell'arenile»
 

Mangiaracina (La Sapienza): filtri killer per pesci, tartarughe, uccelli
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Il mare, quello azzurro che abbaglia a seconda della posizione del sole sotto la Sella del Diavolo, è sempre lì da una vita. Fa parte della cartolina più famosa della città. Nella cartolina, però, entra un elemento che stride con la bellezza del paesaggio: sono le cicche di sigarette sulla spiaggia, che sopravvivono senza che la natura riesca a sconfiggerle.
«Gli effetti nocivi riguardano soprattutto la biodegradabilità: una cicca può durare anni», spiega Antonio Contu, docente di Igiene ambientale della facoltà di Medicina di Cagliari, «un eccessivo abbandono di cicche potrebbe causare un depauperamento ambientale della spiaggia». Una questione di salute, ma «anche di estetica perché non è uno spettacolo piacevole», prosegue Contu, «inoltre, c'è anche una questione di educazione ambientale: le persone devono abituarsi a smaltire correttamente i rifiuti». Un gesto semplice, a volte meccanico, potrebbe così infliggere il colpo di grazia alla spiaggia dei cagliaritani, nonostante «sia difficile fare un'esatta valutazione degli effetti nocivi», conclude Antonio Contu.
Giacomo Mangiaracina, docente alla facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma, in un suo intervento comparso su museoenergia.it, va giù duro nei confronti dei rischi causati dalle cicche abbandonate. «Fino ad ora le cicche di sigaretta sono state giudicate un rifiuto di tipo indifferenziato», afferma Mangiaracina, «questo tipo di rifiuto è tossico: se accidentalmente un bambino dovesse ingerirne, rischierebbe di finire in ospedale per intossicazione». Sugli effetti nocivi in mare, Mangiaracina avverte che «una cicca può uccidere plancton, microrganismi e organismi più grandi. Se ingerite in modo accidentale sono responsabili, ogni anno, della morte di almeno un milione di pesci, tartarughe e uccelli marini».
Matteo Sau