Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sant’Elia, appello a Zedda per la riapertura del colle

Fonte: La Nuova Sardegna
28 agosto 2012

Le associazioni ambientaliste chiedono che vengano tolti i divieti di transito sui sentieri naturalistici. Polemica sulla città blindata


di Michele Ciampi

CAGLIARI

Il maestrale soffia forte sul colle di Sant' Elia e sembra soffiare anche sulla polemica che vede opposte le varie associazioni - tra cui Aloe Felice e Amicidisardegna - al provvedimento della giunta comunale che ha chiuso il sentiero naturalistico della Sella del Diavolo. Una misura che dispone quanto previsto dall' ordinanza della Capitaneria del Porto di Cagliari del 1987, dopo il distacco di un masso dalla parte superiore del colle rivolto verso la parte di Marina Piccola che cadendo sulla spiaggia provocò la morte di un bagnante. «A distanza di 25 anni dall' evento e sulla base di alcune denunce su movimenti franosi che non riguardano questa parte del Colle, il Comune ha deciso di interdire il transito ponendo delle transenne della Protezione Civile. Ma dai sopralluoghi effettuati emerge come il provvedimento sia assolutamente arbitrario e immotivato perché lo stato di pericolo evocato non sussiste. Infatti dalla situazione dei luoghi non vi sono reali pericoli di crolli, almeno nella parte riferita agli abituali sentieri che vengono utilizzati», dice Roberto Copparoni, coordinatore dei Verdi della provincia di Cagliari, che prosegue esprimendo preoccupazione non solo per la chiusura di uno dei più suggestivi percorsi storico naturalistici e paesaggistici della Sardegna, ma anche per ciò che questo modo di agire può rappresentare. «In questi giorni – aggiunge – abbiamo rilevato che la città vive come blindata. Ci sono cartelli di lavori in corso, cartelli di pericoli di  frane e di incendio, transenne e quant’altro. Cagliari quindi è diventata la città dai lavori in corso. Certo prima non si stava meglio però almeno sul colle di Sant’Elia ci si poteva andare per gustarsi uno dei più bei paesaggi costieri della Sardegna. Oggi la città che possiede più aree verdi in Italia e aree di rilevo storico archeologico e naturalistico ambientale è come “blindata” e soffre ed è come soffocata nelle sue potenzialità. I suoi spazi sono chiusi e transennati. Pensiamo all’area archeologica di Tuvixeddu, che da circa 20 anni è al centro di vivaci polemiche e contenziosi giudiziari e non può essere fruita e visitata; pensiamo alla Laguna di Santa Gilla, sito di interesse comunitario che versa nel degrado più totale dove oltre 20 enti hanno titolo sul compendio, ma non comunicano fra loro sul da farsi. Il biologo Massimiliano Deidda, profondo conoscitore dell' area, spiega poi che la cartellonistica posta davanti all' hotel Calamosca è fuorviante e poco chiara prestandosi a diverse interpretazioni». La cittadinanza non ha preso bene questo divieto assoluto dice poi Angelo Pili, presidente di Aloe Felice "dato che tutti continuano ad accedere ai sentieri senza curarsi dei divieti e gli operatori commerciali si lamentano del divieto dato che le centinaia di escursionisti si ristoravano dopo la discesa bevendo e mangiando qualcosa. Inoltre aggiunge "è come se volessimo impedire l’accesso nel rione Castello o a Monte Urpinu, solo perché esiste la possibilità che si distacchino, da qualche parte, frammenti di roccia". In conclusione Roberto Copparoni tiene a sottolineare come la petizione ecologista non sia contro il Sindaco, ma anzi voglia contribuire al miglioramento della zona, dato che sono stati spesi 516 mila euro dalla precedente giunta per la sentieristica "senza dimenticare l' esigenza della messa in sicurezza dell' area per la fruizione sia turistica che della cittadinanza. In difetto di ascolto, cercheremo altre vie e non escludiamo un ricorso al Tar”.

 

Il tempio di Astarte ancora da scoprire




Nel punto più elevato del promontorio , esiste un tempio punico dedicato al culto della dea Astarte - presente in tutti i paesi del Meditarreneo - divinità dei buoni venti e protettrice dei naviganti e della quale lo storico Erodoto ci ha tramandato il suo mito: quello della sacra prostituzione. Oggi rimangono solo delle tracce che sono oggetto di uno scavo archeologico affidato a Donatella Salvi e finanziato dal Comune di Cagliari. Si tratta di un'epigrafe fenicia: due righe in parte illeggibili, ma che bastano ad alimentare la speranza degli archeologi per quella che se confermata dagli scavi - adesso interdetti dal divieto di transito - sarebbe una scoperta davvero importante.(m.c.)