Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Centri culturali, i privati contro la crisi

Fonte: L'Unione Sarda
24 ottobre 2008

Non ci sono soldi per gestire tutti i siti: solo ExMà, Lazzaretto e Ghetto continueranno a essere controllati da via Roma

L'assessore Pellegrini: «È l'unico modo per tenerli aperti»

Saldo il controllo anche sul Sottopiano e sul Palazzo di città. «Potrebbe diventare la sede di rappresentanza di Cagliari».
Bambole, non c'è una lira . Ma, questa volta, non è un varietà musicale. Nella pubblica amministrazione, il termine “tagli” è diventato la parola d'ordine. E la mannaia si abbatte pesantemente sulla cultura. Un problema mica di poco conto per una città che vanta un discreto numero di centri culturali (in grado di sopravvivere grazie alle sovvenzioni pubbliche). Centri destinati inesorabilmente a cambiare in tempi brevi: forse già entro il 31 dicembre il panorama dell'offerta culturale in città potrebbe modificarsi radicalmente.
LA SITUAZIONE Attualmente sono cinque i centri che ricevono sovvenzioni. A fare la parte del leone è il consorzio Camù che gestisce tre siti, l' ExMà , il Lazzaretto e il Ghetto . Centri che sono in grado di vivere grazie ai circa 400 mila euro l'anno di contributi regionali e ai 350 mila di cofinanziamento comunale. A dire il vero, attualmente quel denaro serve a finanziarne soltanto due: da tempo, il Ghetto è chiuso per lavori e da radiocomune arrivano notizie poco confortanti; l'assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini spera di rivederlo aperto a gennaio, febbraio ma è probabile che si dovrà attendere almeno sino alla prossima primavera. Denaro pubblico viene speso anche per il Castello di San Michele , gestito dalla società Sirai: la Regione contribuisce per 200 mila euro annui (una parte è destinata alla gestione del parco) mentre il Comune versa 50 mila euro. Contributo più modesto, invece, per Villa Muscas , affidata all'associazione Villa Muscas: dalle casse municipali arrivano 40 mila euro. Infine, la Vetreria di Pirri, affidata alla società InmediArte, dopo aver ricevuto circa 25 mila euro all'apertura, è a costo zero per il Comune.
GLI ALTRI CENTRI Cifre già di per se stesse importanti. Che rischierebbero di aumentare dopo l'apertura di nuovi centri (e altri ancora vedranno la luce in tempi brevi). Per il momento, alcuni di questi sono stati dati in affidamento temporaneo: è il caso del Teatro civico di Castello e della Passeggiata coperta (o Galleria Umberto I, come preferisce chiamarla Pellegrini) con tutte le sue pertinenze (Galleria dello Sperone e Casamatta). Situazione, più o meno, analoga per quanto riguarda il Sottopiano del Municipio. Non solo: in tempi brevi, dovrebbero essere aperti anche il Museo della città antica (all'interno dell'ex Scala di Ferro), il Palazzo di città e il Teatro Massimo .
IL PROGETTO Centri che, si diceva, probabilmente, vedranno cambiare il proprio destino entro il 31 dicembre. Pellegrini ha un progetto preciso: vuole continuare a gestire, in maniera più o meno diretta, ExMà, Lazzaretto e Ghetto (che, comunque, dovrebbero essere assegnati attraverso una gara d'appalto) mentre, secondo i suoi disegni, per gli altri siti si dovrebbe procedere all'assegnazione a privati (anche, in questo caso, attraverso gare d'appalto). Con alcune eccezioni. «Il Sottopiano del Municipio», spiega, «dovrebbe diventare una sezione staccata dell'archivio comunale e verrebbe, quindi, utilizzato come spazio espositivo dell'archivio stesso. Per quanto riguarda il Palazzo di città, ho proposto al sindaco di trasformarlo in sede di rappresentanza della città: è in grado di ospitare personaggi di riguardo e ha gli spazi che consentono lo svolgimento di convegni, congressi e vertici». L'obiettivo è solo uno: per la vita dei centri - a parte quelli indicati dall'assessore - l'amministrazione non dovrà sborsare neanche un euro.
LE OBIEZIONI Pellegrini cerca di smorzare sul nascere eventuali obiezioni. Posti di lavoro? «L'assunzione di chi già lavora in questi centri, sarà una delle clausole della gara d'appalto: d'altronde, in questi anni si sono create professionalità che devono essere sfruttate». Non rappresenta un problema, secondo lui, neanche la privatizzazione dei centri: nei capitolati, ci dovrebbero essere clausole che garantiscano trenta giorni di utilizzo all'anno per il Comune. Eppure, già cominciano a sentirsi mugugni nelle aule del Consiglio: il progetto (o, per meglio dire, la filosofia, visto che il progetto vero e proprio non è stato ancora presentato) non piace, ovviamente, al centrosinistra. Ma, a mezza voce, arrivano anche mugugni dal centrodestra. Nessun dubbio, sarà un autunno caldo per la cultura cittadina.
MARCELLO COCCO

24/10/2008