Dibattito a Monte Claro dopo lo sgombero del campo nomadi della vergogna sulla strada 554
CAGLIARI La questione Rom si inserisce in un quadro complesso, in precario equilibrio tra solidarietà e accoglienza da una parte e paura e xenofobia dall' altra. Se ne è discusso ieri al Parco di Monte Claro in un confronto pubblico che ha avuto per tema i diritti negati dei cittadini Rom. Nella sala polifunzionale hanno animato il dibattito - moderato dalla giornalista Mariachiara Cugusi - Antonello Pabis dell' associazione sarda contro l' emarginazione, don Marco Lai della Caritas, i rappresentanti della comunità Rom di Cagliari Boban e Saltan e Rubino Sulejmanovic come mediatore culturale. Tutti impegnati sulla strada della pacifica convivenza, contro il razzismo che schiaccia il profilo individuale a favore di quello etnico. Il dibattito arriva dopo le polemiche innescate dallo sgombero del campo sulla 554, dovuto alle disastrose condizioni igieniche nelle quali vivevano i 157 abitanti, tra cui 93 bambini: «Non uno sgombero in senso tecnico - ha detto Pabis - perché i Rom hanno accettato di lasciare spontaneamente il campo, dimostrandosi davvero un popolo di pace». Il racconto poi di come loro siano i "sopravvissuti" dell' altro campo, quello di via San Paolo che venne sgomberato prima dell' inizio dei Mondiali del 90, perché con «ipocrisia, non avremmo potuto mostrare al mondo, la vergogna di quella realtà» e di come siano poi stati trasferiti nel campo di proprietà della Chiesa in via Sulis. Un campo però soggetto ad una vigilanza quasi militare. Così si arriva all' oggi - ha proseguito Don Lai - e al progetto di inclusione. Progetto che prevede la ricerca di una stabilità abitativa e il superamento dell'assistenzialismo, ma che nasce zoppo perché non abbiamo invitato a trattare da pari i rappresentanti della comunità». Dice infatti Rubino che «avere una casa è una bella cosa, ma bisogna anche considerare che si deve pagare un affitto e per persone prive di lavoro e con figli da mantenere, questo rappresenta una grande difficoltà». Michele Ciampi