Rassegna Stampa

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Amianto al Poetto, figli e figliastri: “Andate a indagare sugli abusi degli stabilimenti militari”

Fonte: web Castedduonline.it
25 luglio 2012


24/07/2012 17:05

Il centro studi dei Riformatori di Cagliari interviene sull’amianto al Poetto e nasce una nuova polemica: “ Se questa storia dell’amianto al Poetto non fosse una buffonata- si legge in un comunicato di oggi- ci si sarebbe accorti che i vasti tetti in eternit degradato sono posti di fianco a un’area frequentatissima dove, tra l’altro, è inclusa una fiorente e meritoria attività di intrattenimento estivo dei bambini. L’amianto interrato, ma prelevato dalla ditta incaricata dell’appalto, era inerte in quanto appunto interrato e incapace quindi di nuocere, ma per l’eliminazione di questo sono stati fatti gli appalti d’urgenza e spesi circa 200.000 euro. L’amianto sul tetto dell’Esercito è in condizioni di tale degrado che qualunque tecnico sarebbe in grado di constatarne la pericolosità. Ma, evidentemente, la postazione abusivamente presente sull’arenile dell’esercito gode di un trattamento diverso. “Le servitù militari del Poetto sono un privilegio assurdo e anacronistico” sono fuori giurisdizione: abnormi. Lungo la spiaggia, tra il litorale di Cagliari e quello di Quartu Sant’ Elena, sono presenti 9 stabilimenti balneari appartenenti rispettivamente alla Marina Militare, all’Aeronautica, all’Esercito, all’ADMIC (Associazione Dirigenti Ministero dell’Interno Cagliaritani), alla Guardia di Finanza, alla Polizia, ai Carabinieri e ai Vigili del Fuoco, da considerare delle vere e proprie servitù militari. Per i suddetti stabilimenti la concessione è attribuita in consegna, per tutte le altre attività la porzione di territorio é affidata in “concessione”. L’ istituto giuridico della “consegna” è regolato dall’art. 34 del Codice della Navigazione, ove si legge: “Con provvedimento del ministro dei trasporti e della navigazione, su richiesta dell’ amministrazione interessata, determinate parti del demanio marittimo possono essere destinate ad altri usi pubblici, cessati i quali riprendono la loro destinazione normale”.