Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sulla sedia a rotelle non esce da un anno: «Prigioniera a casa»

Fonte: L'Unione Sarda
25 luglio 2012

A 89 anni sogna un servoscala


Gli occhi sono lucidi: «Da un anno non esco di casa». Dina Santus è una donna minuta. Ha lo sguardo dolce e un viso su cui la vita non sembra aver lasciato tracce evidenti. Ma la sua storia è ben più dolorosa. Compie 89 anni oggi e ormai da troppo tempo vive sulla sedia a rotelle. Abita in via Gianturco 17, nelle case comunali. Due stanze, un bagno e il cucinino, 44 metri quadri in tutto. Spazi ridotti per il passaggio della carrozzina. Ma non può farne a meno. Abita lì dal '48, sempre in affitto, al terzo piano. L'ascensore non c'è. Otto rampe di scale e 65 gradini. Un'abitazione piccola e modesta che d'un tratto diventa la sua prigione. «Ho bisogno almeno di un servo-scala». Le consentirebbe di tornare a sorridere, almeno un po'. Potrebbe uscire, invece di trascorrere le sue giornate sempre davanti alla finestra, «recito il rosario».
Fissa un punto non ben definito e aspetta «che il Comune mi aiuti». Con la sua pensione di poche centinaia di euro quel servo-scala lei non se lo può permettere. Nel 2005 la Asl le riconosce l'invalidità totale con accompagnamento. L'artrite deformante non ha pietá delle sua povere gambe. Poi l'osteoporosi, varie fratture e una sfilza di patologie con cui convive da anni. Nel 2009 fa domanda al Comune per la manutenzione straordinaria dell'alloggio. «Non potevo entrare in bagno, c'era uno scalino», per lei insormontabile. Dopo un anno gli operai del Comune lo tolgono. Nel 2011, «il 30 novembre» (non ha bisogno di leggere, la memoria è sorprendente), presenta una nuova domanda al Comune per avere il servo-scala. Ma è fuori termine. Continua a passare le giornate chiusa in casa. Sul tavolo un grosso mazzo di fogli attesta le mille patologie da cui è affetta. Il 24 febbraio di quest'anno ci riprova. Stessa trafila e la speranza che stavolta vada bene. Dal Comune non arriva risposta. Eppure i tempi sono giusti.
Con Dina abita una nipote, da un anno si prende cura della anziana signora. È lei a chiedere spiegazioni, i primi di marzo. «Hanno assicurato che avrebbero chiamato mia zia». Son passati cinque mesi, Dina quella chiamata non l'ha mai ricevuta. Ha scritto una lettera al sindaco, a mano. Attende due risposte. Tanti auguri Dina.
Sara Marci