Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Morire senza rispetto

Fonte: L'Unione Sarda
25 luglio 2012

SAN MICHELE. Sfogo dei familiari di un ingegnere colpito da infarto

Tre giorni all'obitorio, climatizzatore guasto

Un dolore forte al petto, le mani e i piedi non rispondono, in pochi attimi la vita scivola via dal fisico robusto di Enrico Gola, un ingegnere di 50 anni molto conosciuto in città. Succede sulla spiaggia di Costa Rei, il 7 luglio scorso. Sabato. Da Cagliari arriva subito il via libera del magistrato: la salma può essere affidata ai familiari per il trasporto. Alle nove di sera le spoglie del professionista ucciso da un infarto sono al cimitero di San Michele. Ma i familiari solo per pochi minuti riescono a vegliare il loro caro sistemato dentro una bara provvisoria, ancora in costume da bagno: senza il nulla osta per la sepoltura nessuno può entrare nella camera mortuaria. I modi sono bruschi, parenti stretti e amici intimi vengono rinviati all'indomani mattina. Domenica. Ma il divieto persiste: il corpo non può essere neppure vestito e la veglia non è ammessa. Bisogna aspettare il via libera che il Comune di Castiadas dovrà trasmettere al cimitero dopo l'ok del pubblico ministero di turno. Non sarà prima dell'indomani. Lunedì. Ezio, il fratello del defunto, si precipita al Palazzo di giustizia dove scopre che il documento è già stato trasmesso e, comunque, gli viene immediatamente consegnata copia conforme dell'autorizzazione alla sepoltura. Con quella carta corre in cimitero. Dove scopre che non basta: bisogna attendere che quello stesso documento, trasmesso dalla Procura di Cagliari al comune di Castiadas, arrivi per fax. Ezio Gola cerca sul lo smartphone il numero del municipio di Castiadas, contatta il segretario comunale, parla con l'ufficio-anagrafe: in due minuti il documento è al cimitero di San Michele. I familiari consegnano all'agenzia funebre gli abiti per la vestizione del defunto e si accingono, finalmente, a entrare nella camera mortuaria. Ma vengono bloccati: il cadavere è in pessime condizioni, per motivi igienici il medico della Asl ha ordinato l'immediata chiusura della bara. Niente abiti né visite. Ezio Gola scopre in quel momento che l'impianto di refrigerazione si è guastato. «Nessuno ha vigilato sullo stato di conservazione della salma, si tratta di un vilipendio di cadavere, al dolore per la morte improvvisa di mio fratello si è aggiunto lo strazio di non averlo potuto vedere per l'ultima volta, di non averlo potuto vestire. Quello che fa male è la assoluta mancanza di rispetto».
Ezio Gola non prova rabbia né astio o rancore, soltanto un «profondo dolore» e racconta questa terribile storia con un unico obbiettivo: «Fare in modo che non si ripeta mai più».
M. Francesca Chiappe