Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ex Etfas, dallo sfacelo alla vendita

Fonte: L'Unione Sarda
21 luglio 2012

IL CASO. Un'area di 11 mila metri quadri: uffici e capannoni col tetto d'amianto abbandonati

La sede tra i viali San Bartolomeo e Poetto vale sette milioni

«Maria benedici il nostro lavoro». L'invocazione alla Madonna è su una stele di trachite rossa: alta più di tre metri presiede lo spiazzo di sterpi che si apre nella biforcazione dopo ponte Vittorio tra viale Poetto e San Bartolomeo. Il degrado fa ormai parte dello scenario e pochi fanno caso a un gigantesco immobile abbandonato da anni: un piazzale lungo quanto il primo tratto del viale, tre capannoni con tetto di amianto, tre pompe di benzina arrugginite buone per un film-revival degli anni Cinquanta. Un monumento allo spreco, protetto da oleandri e pini marittimi.
DEVOZIONE Era la sede dell'Etfas e la colonna votiva dedicata alla Vergine è identica a quelle che l' ente agricolo regionale erigeva all'ingresso delle borgate della riforma agraria. Una richiesta di interecessione per chi doveva iniziare a lavorare nei campi in linea con lo spirito dei tempi (primi anni Cinquanta, l'era della Democrazia Cristiana).
Alla base della colonna votiva di viale Poetto qualcuno ha sistemato un mazzo di fiori di plastica e una pianta grassa. Un gesto di devozione, unico segno di vita in una terra di nessuno: l'ultimo impiegato ha lasciato gli uffici agli inizi del 2000, da un pezzo i depositi che ospitavano i mezzi della riforma agraria erano vuoti.
È in vendita. La Regione ne è diventata proprietaria in forma diretta dopo averla ricevuta da Laore, l'agenzia che sei anni fa ha raccolto l'eredità dell'Etfas prima trasformato in Ersat nell'84 e poi sciolto nel 2007. Proprio in questi giorni all'ufficio-demanio è arrivata la perizia sul valore degli immobili dell'area. L'ha stilata il Dipartimento del territorio della facoltà di Ingegneria dell'Università cagliaritana. Un lavoro, curato da Giampaolo Marchi, necessario ad avviare la procedura di dismissione. La Regione vuol disfarsene e incassare un bel gruzzolo, ossigeno per le case prosciugate dai tagli governativi. Vale sette milioni, euro più euro meno.
Sono undicimila metri quadrati, classificati nel piano urbanistico comunale come zona GI, vale a dire «Servizi integrati». Fuori dalle formule, può ospitare attività commerciali, uffici e residenze con un indice di fabbricabilità di tre metri cubi per metro quadro. Appetibile anche per la posizione, superprivilegiata tra due viali di grande traffico.
RICHIESTE I pretendenti non mancano. All'ufficio-demanio della Regione sono già arrivate richieste di interesse, soprattutto da parte di grosse catene commerciali anche straniere. Quanto basta per avviare la procedura per mettere l'area sul mercato. Si farà un appalto e il prezzo di partenza l'ha stabilito la perizia consegnata in questi giorni dall'Università. Tempi rapidi? Dipende. Sulla carta occorre una deliberazione della Giunta, vidimata da un voto successivo del Consiglio regionale. «A dicembre», azzardano negli uffici addetti alla vendita del patrimonio. Ovviamente chi comprerà dovrà poi sobbarcarsi le spese di bonifica.
Che non si presentano semplici. C'è da smaltire la copertura di eternit sui capannoni che ospitavano i mezzi della riforma agraria. Il sottosuolo potrebbe riservare sorprese coi depositi di carburante. Resterà da salvare (si spera) la madonnina che ha vegliato nei decenni dello sfacelo.
Antonio Martis