Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

I rom in municipio accordo tra Chiesa e Comune

Fonte: Sardegna Quotidiano
12 luglio 2012

L’incontro

 

INTEGRAZIONE Una delegazione di nomadi parla in consiglio comunale davanti a vescovo e sindaco dopo lo sgombero Miglio: bene la partecipazione. Zedda: serve il rispetto delle regole

Non era mai successo prima: un rom seduto tra i banchi della giunta comunale, come portavoce dei 157 nomadi che fino a dieci giorni fa abitavano nel campo sulla 554. È successo ieri sera, durante il consiglio comunale interamente dedicato alla questione rom. Saltana Ahmetòvic ha parlato per meno di un minuto, ma è stato chiaro: «Siamo favorevoli al progetto di inclusione sociale, ma solo tutti insieme possiamo farcela. È la prima volta nella storia che il consiglio comunale ci dà la parola», osserva Ahmetòvic. Una seduta che ha ospitato varie figure della società politica e religiosa. Assente il prefetto Giovanni Balsamo. Ninni Depau, presidente del consiglio, ha letto una sua lettera, che ripercorre tutte le azioni intraprese per il campo. Simona De Francisci, assessore regionale alla Sanità, spiega che i soldi per i Rom ci sono: «Sulla vicenda è stata fatta troppa demagogia. Noi destiniamo 300mila euro dal bilancio delle Politiche sociali di 199 milioni. Non togliamo nulla ai cittadini sardi», afferma, «l’inclusione sociale rom è tema centrale in tutta Europa, anche la Sardegna deve cogliere l’occasione, recitando un ruolo lungimirante. Serve condividere insieme una strategia per integrarli realmente, senza pregiudizi”» Il direttore della Caritas, don Marco Lai, ha ricordato che «nel passato ci sono già state inclusioni sociali, come chi viveva nella baraccopoli di via del Commercio. Adesso quelle persone vivono in abitazioni. La nostra azione va avanti bene», spiega, «contattiamo chi vuole affittare case, vista la crisi le risposte sono positive. I Rom vanno affiancati nel superamento della marginalità». Un progetto migliore già da tempo allo studio: questo il pensiero di Angela Quaquero: «Un anno di lavoro con l’assessore comunale alle Politiche sociali e alle associazioni, per affrontare il problema del campo, che era stratificato nel tempo. C’è necessità di accoglienza verso i rom», osserva la presidente della Provincia, «le case sono una soluzione di emergenza, ma no a schemi preconcetti, una soluzione unica e giusta può esistere se si lavora insieme». Benedice l’azione svolta dal Comune l’arcivescovo Arrigo Miglio: «Apprezzo quanto fatto, coinvolgendo anche la società civile. È un metodo interessante», dice Miglio, «non dimentico la cultura plurisecolare dei rom e la persecuzione che hanno subito ai tempi della Shoah. Prepariamoci a un cammino di tentativi, da compiere tutti uniti, guardando in avanti». Prima e dopo l’intervento di Miglio, i consiglieri comunali hanno voluto dire la loro, forse per l’ultima volta, sulla questione rom. «Il Comune deve andare nella direzione dell’inte - grazione, i figli dei rom saranno cagliaritani, senza altri aggettivi», afferma Fabrizio Rodin, Pd. Gianni Chessa, capogruppo Udc, ribatte: «Ho visitato il campo per la prima volta qualche mese fa, restando stupito da come l’avevano ridotto. Spero che nelle case rispettino le regole». Dai banchi di Sel, Sebastiano Dessì ricorda che «la parola campo ha un significato lugubre. Oggi tracciamo una nuova strada, il Comune ha dimostrato di saper agire in tempi rapidi ». Per Pierluigi Mannino, Patto per Cagliari: «Serve tolleranza reciproca, l’inclusione sociale è un paradosso che ci impongono i burocrati europei, gli stessi che studiano le misure di banane e pomodori». Parla alla fine il sindaco Massimo Zedda: «Ai rom chiediamo più rispetto per il contesto ambientale, continueremo a condividere insieme passi da compiere. La crisi non si supera indicando i nemici sempre nell’altro, ma rispettando gli esseri umani che soffrono». Paolo Rapeanu