Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sui rom no ai pregiudizi»

Fonte: L'Unione Sarda
9 luglio 2012

L'ASSEMBLEA. Tra Comune, Caritas e cittadini incontro nella casa dei nomadi

Il sindaco: mi auguro che riescano a integrarsi

Rosa, Zera e Romana si sono messe eleganti, le gonne lunghe a fiori, le camicette scollate e gli orecchini grandi. Stavano nel campo nomadi sulla 554, da pochi giorni hanno trovato casa in campagna a Flumini e a loro non capita spesso di ricevere il sindaco, l'assessore, consiglieri comunali e tanti vicini.
Non esattamente amichevoli, non tutti, ma comunque gente che abita lì a due passi, che prova a ingoiare paura e rabbia e decide di dare una possibilità alla famiglia di diciannove persone appena trasferita. L'edificio preso in affitto dalla Caritas è stato un po' adattato alle esigenze dei nuovi inquilini e dei mediatori culturali, manca la luce e l'acqua, c'è un cortile ampio dove l'altra sera sono state portate le sedie per l'assemblea pubblica voluta dalla sezione locale del Psd'Az e dall'amministrazione comunale.
IL SINDACO «Questo trasloco è stato un fulmine a ciel sereno», esordisce il primo cittadino Mauro Contini, «ma sono convinto che bisogna vivere la situazione con serenità, dobbiamo andare al di là dei pregiudizi, mi auguro che queste persone riescano a integrarsi nella nostra città. Se l'esperimento temporaneo non dovesse funzionare, sarò io il primo a dirlo». Il sindaco racconta che quella stessa mattina, venerdì scorso, ha partecipato a un vertice in Prefettura con i colleghi di San Sperate, Monserrato, Decimo, Selargius, centri dove gli sfollati dal capoluogo stanno andando ad abitare. Vuol dire: è tutto sotto controllo. E la Provincia guiderà il “piano di inclusione sociale”.
LA CARITAS Prende la parola don Marco Lai, responsabile della Caritas, che in queste settimane si è speso tanto perché ai rom fosse data una chance: «Guardiamoci in faccia, conosciamoci, siamo tutti della stessa specie umana, non giudichiamo prima del tempo. Stiamo parlando di cittadini che stanno qui da decenni, sono giovani, ci sono papà e mamme di 20, 30 anni, tanti bimbi, parlano l'italiano, vanno a scuola, in molti casi hanno un reddito e professionalità». Quella che viene subito bollata come una predica non convince granché i quartesi, che - a parte pochi casi - inveiscono con il più classico dei repertori: «Noi non abbiamo niente, ma perché li teniamo qui se loro non ci vogliono stare, se entrate in casa nostra vi spariamo».
PARLA SERGIO Interviene Sergio, figlio di Sherif il capofamiglia, avrà 18 anni: «Anche noi abbiamo paura, proprio come voi - sono le sue parole -. Viviamo del ferro vecchio che raccogliamo in giro. Non volevamo tutto questo, ci adeguiamo. Siamo gente pacifica, e se uno di noi sbaglia si assume le sue responsabilità. Non potete fare di tutta l'erba un fascio». Scatta l'applauso, ci si lascia con una promessa reciproca. «Vi controlleremo», dicono i fluminesi. «Quando avremo l'elettricità faremo una festa», rispondono i rom.
Cristina Cossu

 

Commento
Non serve
fare barricate,
è necessaria
la solidarietà
Quando il sindaco ha saputo, in via non ufficiale, che una famiglia rom si stava per trasferire a Sa Funtanedda, ha detto che sarebbe stato quantomeno cortese ricevere un'informazione ufficiale. Poi ha incontrato don Marco Lai ed è arrivato il momento delle spiegazioni.
C'è un'emergenza, centonovanta persone sono state costrette a lasciare il campo sulla 554 perché la magistratura ne ha disposto il sequestro e chiesto la bonifica.
Sono stati i nomadi a trasformarlo in una bomba ecologica? «Diciamo che chi lo doveva gestire e seguire ci ha mangiato e non se n'è occupato», sottolinea il sacerdote che guida la Caritas.
Oggi è inutile urlare, non ha senso fare le barricate davanti a un problema da risolvere. Contini non gradisce che i suoi cittadini siano infuriati ma li esorta a essere solidali, come sono sempre stati. Ha mandato la sorveglianza edilizia e poi, visto che i lavori erano in regola, ha dimostrato intelligenza e bravura, giocando giustamente la carta dell'accoglienza. (cr. co.)