Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Anna Saba, per vedere

Fonte: L'Unione Sarda
29 giugno 2012

Segnare il vento”: all'Exmà di Cagliari una mostra della scultrice

bisogna chiudere gli occhi
Un progetto dedicato agli ipovedenti

A volte per vedere bisogna chiudere gli occhi. Anna Saba lo suggerì due anni fa ai visitatori della mostra “Si prega di toccare” allestita a Casa Foddis, Monserrato. Lo ripete adesso, in un'altra mostra, che potrà essere visitata fino al 26 agosto all'Exmà di Cagliari, via San Lucifero 71. Si intitola “Segnare il vento, con gli occhi della mente”, ed è un nuovo invito: un monito a riconoscere anche al buio la strada maestra. Del resto, le sculture marmoree dell'artista guspinese ben si prestano a questo esercizio: caratterizzate come sono dal continuo alternarsi di superfici aspre, allo stato naturale, e superfici morbide, levigate dal suo intervento. Per farsi cogliere anche da chi non vede non hanno bisogno di quei pallini da caccia che ripropongono frasi in braille e costituirono, nell'aprile del 2010, il nucleo della mostra a Casa Foddis. Stavolta, ad allestire il progetto della scultrice sono il Consorzio Camù e l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, col contributo del Comune.
L'idea di dedicare a chi non ha il dono della vista una mostra venne ad Anna Saba anni fa, quando notò che alcuni ipovedenti accarezzavano i suoi marmi, alla Cittadella dei musei. «Una mostra necessaria», definì l'esposizione di Casa Foddis la storica dell'arte Simona Campus, che la curò. Ed è ancora lei, adesso, ad occuparsi di questa nuova esposizione che si rivolge a chi non ha occhi per vedere, ma anche a chi sa che non basta guardare per conoscere profondamente le cose.
Segnare il vento. Come fanno le bandierine per indicare la rotta. Come può e deve fare l'arte per continuare ad essere «un meraviglioso indicatore di direzione, capace di unire realtà e immaginazione». Una chiave per rivelare a tutti «inesplorate declinazioni della sensorialità, abbattere barriere e ostacoli, fisici ed emotivi, costruire legami per una comprensione del mondo oltre i pregiudizi».
Le opere, esposte nella Sala delle Volte e all'aperto, appartengono a differenti momenti della produzione dell'artista. Alcune sono state realizzate per la mostra, le altre diventano nuove, perché nuovo è il luogo che le accoglie. Un allestimento reso ancora più essenziale dal bianco dei marmi e caratterizzato da un ordine rigoroso: non c'è spazio per scorciatoie, intoppi, sorprese. Ad aprire il percorso, un marmo bianco di Carrara del 1989. Un'opera morbida, sinuosa, che allude in qualche modo a un occhio, e per questo inaugura simbolicamente la mostra. Seguono i libri d'argilla, quelli scritti in braille, a ricordarci che toccare non è vietato, anzi, è suggerito. Ed ecco i libri di marmo, con la loro scrittura astratta fatta di asperità e superfici lisce, guizzi acuti e linee morbide. Al centro, una sequenza di sculture a tutto tondo che evocano suggestioni di linee, volumi, forme. Ognuno può vederci - o sentirci - ciò che vuole. Stilizzate, eleganti, lasciano intuire mani, occhi, ginocchia, ma anche delfini. «Brividi freddi e contrasti caldi, acuiti da solchi, inflessioni e rigonfiamenti». Opere senza titolo, tranne quella “Infibulazione” che non lascia spazio a interpretazioni. È un blocco di marmo bianco dove un organo sessuale femminile è cucito da un orrendo filo di ferro. È il primo dei lavori fatti nell'estate del 2010 in Toscana, a Pietrasanta, dove Anna Saba, iniziata alla scultura dai parenti toscani (nonno e zio), trascorre due-tre mesi all'anno. Un luogo amato dagli scultori che nelle cave delle Alpi Apuane trovano materia per le loro opere.
Nel fondo due imponenti sculture alludono agli elementi del fuoco e della terra, e mettono simbolicamente in relazione il dentro e il fuori. La Sala delle Volte e il cortile dell'Ex Mattatoio, dove le grandi sculture bianche diventano dune, ghiacciai, foglie, cascate. E geometrie simboliche di passaggi obbligati. Ridisegnano il paesaggio, suggeriscono un contatto più diretto con la natura, evocano il ciclo vitale della vita, con quel marmo rosa scabro, la “madre”, che conserva intatti i segni del giacimento e dell'estrazione. Il passaggio dalla natura all'arte.
Dal martedì alla domenica 9-13, 16-20 (dal primo luglio 15-21). Ingresso 3 euro, ridotto 2.
Maria Paola Masala