Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Africa, la nostra eterna infanzia

Fonte: L'Unione Sarda
25 giugno 2012

Negli scatti di “Femminile plurale” la cultura della manioca nei villaggi del Benin

Al Mem le fotografie di Pierfranco Cuccuru per Mani Tese

 

La Sardegna è stata Africa. Forse a questo si deve il suo interesse per il continente dei continenti, per quella terra madre dilaniata, oltre che da guerre e carestie, da uno sguardo volto ad occidente, piuttosto che al sud del sud del mondo. «Non è la mia storia», pensa l'uomo occidentale di fronte a immagini cui si è anche un po' abituato, e non osserva nemmeno più.
Invece, quella fotografia di Pierfranco Cuccuru che ritrae alcune donne del Benin che avanzano, con sacchi di legumi selvatici e cumuli di legna sul capo, è perfettamente sovrapponibile all'immagine in bianco e nero che, cinquant'anni prima, una delle grandi fotografe che hanno documentato la Sardegna nel 900, la tedesca Marianne Sin-Pfältzer, ha scattato a un gruppo di donne e bambine in fila sulla strada, con cesti, corbule e secchi pieni di uva tenuti in testa. E la donna sarda con la brocca piena d'acqua sul capo, quasi oleografica, è l'africana che ancora adesso si reca all'unico pozzo, spesso distante decine di chilometri dal proprio villaggio, e ritorna col suo catino di ferro smalto sul capo, magari con pure un piccolo fasciato sulla schiena.
SCATTI Veniamo tutti da lì, da una comune Storia dell'umanità, che si è posizionata su un'eterna questione fra dominatori e dominati. È un esercizio di umanità che spetterebbe a tutti andare a vedere la mostra di fotografie che il sassarese Cuccuru ha scattato in Benin per Mani Tese, associazione nata nel 1964 per combattere la fame e gli squilibri tra Nord e Sud del mondo. Fino a stasera nella Mem di via Mameli, questa “Africa femminile plurale” è un'altra testimonianza di come la Sardegna si occupi concretamente di Africa: il progetto di Mani Tese, che le immagini documentano, è stato realizzato col contributo della Regione e in partenariato con il comune e l'università di Sassari.
ENERGIA Le foto raccontano il lavoro delle donne nella raccolta, trasformazione e commercializzazione della manioca, tubero che fornisce una fecola molto energetica utilizzata per produrre garì (una specie di polenta bianca), tapioca, torte, pani e biscotti. Mani Tese ha fornito macchinari e presse per aiutare le fasi della lavorazione, seguendo oltre 600 donne che, grazie a questo progetto, possono sfamare i propri figli, guadagnare rispetto, autonomia e libertà. Il reportage di Cuccuru è tutto sul “femminile plurale”: sono donne madri e contadine ad occuparsi del “mondo della Sovranità Alimentare”. Che è la manioca, ma è anche riso, sorgo e miglio, poi pesce, rane, nutrie e diversi tipi di carne, che le donne affumicano perché è l'unico modo per conservare. E sono donne a produrre tappeti, stuoie, ornamenti, donne a raccogliere regolarmente le contribuzioni degli utenti. Donne ad occuparsi della gestione di pozzi e fontane pubbliche, come quelle che Mani Tese ha realizzato sempre in Benin. A proposito: dov'è il Benin? Dal satellite risulta un muso di coccodrillo verde schiacciato fra Togo e Nigeria, affacciato sull'omonimo golfo.
Raffaella Venturi