Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Stavamo meglio in Libia»

Fonte: L'Unione Sarda
25 maggio 2012

VIA BIASI. Davanti alla Protezione civile per chiedere diritti e residenza

La protesta dei profughi che vivono a Sorgono

Hanno dormito con i loro bambini su un marciapiede di via Biasi, di fronte alla sede della Protezione civile regionale. Sono otto nigeriani provenienti da una Casa di accoglienza di Sorgono. Arrivati nell'Isola a giugno del 2011, da allora sono in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati. Dove vivono stanno male e vorrebbero, oltre la carta d'identità, essere avvicinati a Cagliari. «Stavamo meglio in Libia», spiegano.
LA FUGA Nel paese africano risiedevano da molti anni, fino a quando scappano per sfuggire alla guerra contro Gheddafi. Su barconi di fortuna raggiungono Lampedusa. Dall'isola siciliana vengono mandati in Sardegna, dove la Protezione civile regionale li sistema a Sorgono.
PROTESTA «Sono undici mesi che mangiamo solo riso in bianco», spiega Jethro Iteteme, 31 anni, che con sua moglie Marvin Etene, di 29, sistema i cartelloni per reclamare la residenza e l'accesso alle cucine della struttura dove vivono assieme ad altri 13 profughi. «Vorremmo cucinare noi», spiega la donna. Oltre questa famiglia c'è anche quella di Amos Nweigwi, 33 anni. Sua moglie, incinta, mercoledì sera è stata ricoverata. «È svenuta e da quando l'hanno portata via non sono riuscito a vederla». Ci riuscirà solo alle 14,30 di ieri, quando la responsabile del Consorzio Solidarietà, che gestisce la casa protetta di Sorgono, lo accompagna in auto al San Giovanni di Dio.
L'ACCAMPAMENTO Da quando sono in città nessuna istituzione ha dato loro assistenza. «Una persona che vive qui ci ha offerto la colazione», spiega Darlingtin Naji, 27 anni, anche lui nigeriano. Mentre ieri all'ora di pranzo si è avvicinata un'impiegata del corpo Forestale (che ha la sede sempre in via Biasi) con una busta con banane, uova, pane, acqua e altri viveri.
PROTEZIONE CIVILE Dal suo studio il direttore della Protezione civile regionale, Giorgio Onorato Cicalò, osserva la situazione. «Devono tornare a Sorgono - spiega - abbiamo messo loro a disposizione un bus, che mercoledì li ha aspettati fino alle 23 ma si sono rifiutati. Se non rientrano entro tre giorni (dunque entro oggi) perdono il diritto di essere assistiti». Cicalò aggiunge: «Non possiamo accogliere le loro richieste, sia perché non abbiamo posti a disposizione, sia perché tutti protesterebbero per essere avvicinati a Cagliari». Nell'Isola ci sono 460 persone assistite dalla Protezione civile regionale, dislocate in 39 strutture in tutte le province, soprattutto in quella di Cagliari. «In questi posti facciamo controlli a sorpresa, e non è mai emerso nulla, hanno cibo a sufficienza», e mostra la lista con i pasti che vengono forniti.
LA COOP Laura Manca del Consorzio solidarietà conferma che «il problema maggiore è l'accesso alla cucina». Ma anche la carta d'identità, senza la quale non possono cercare lavoro. Infatti Naji a Oristano aveva trovato un posto da fabbro, «ma volevano sapere dov'ero residente e io attualmente non ho residenza».
IL COMUNE Il sindaco di Sorgono, Vittorio Mocci, mette le mani avanti: «È una circolare della Prefettura di Nuoro di fine 2011 che vieta di emettere i documenti d'identità». Per le cucine della casa protetta, ricorda che «sono in comune con una casa per anziani e può accedere solo il personale».
L'uso dei fornelli rischia di essere l'ultimo dei problemi. Infatti Cicalò ricorda: «Non so fino a quando ci saranno i soldi (40 euro a persona al giorno) per mantenerli». E perché venga data loro la residenza si attende l'arrivo nell'Isola della commissione ministeriale che concede lo status di rifugiato. Doveva essere a Cagliari a febbraio ma finora non si hanno notizie di un prossimo sbarco da Roma.
Mario Gottardi