Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Parco, accesso negato

Fonte: L'Unione Sarda
24 maggio 2012

La denuncia di Valter Cocco, 49 anni, da 26 in sedia a rotelle

Un disabile: difficile entrare a Terramaini

Basta fare un giro nella centralissima via Italia per scoprire che Pirri non è un luogo per disabili.
Le barriere architettoniche sono dappertutto e gli interventi eseguiti per abbatterle non sono stati risolutori. Fare anche le cose più semplici, come passeggiare o prelevare denaro da un bancomat, può , infatti, rivelarsi una vera e propria missione impossibile per chi è costretto a una vita in carrozzina. Valter Cocco, 49 anni, è diversamente abile da 26, «da quando un tumore al midollo mi ha costretto a questa schiavitù».
E poi, come se non bastasse, a questo si è aggiunto l'inferno che vive quotidianamente: gradini, ascensori troppo stretti, norme di legge (ma soprattutto di civiltà) non rispettate.
Le persone come Cocco lottano tutti i giorni per far valere i propri diritti, scontrandosi con l'indifferenza degli altri. Ma la situazione diventa ancora più grave se a mostrare disinteresse verso i diritti dei cittadini è l'amministrazione comunale. Ecco perché, per esempio, per uno come lui, con due figli di 3 e 6 anni, anche i momenti di svago al parco con la famiglia possono trasformarsi in un tormento. «Il problema per le persone come me», racconta Cocco, «esiste a Terramaini ma anche in altri parchi di, come Monte Claro o via Figari».
Nel primo caso, la situazione è paradossale. Le vie di accesso al parco sono due: nella prima il Comune ha realizzato due parcheggi per i disabili, ma non lo scivolo; nella seconda, invece, c'è lo scivolo, ma non i parcheggi. «Così, per me, e quelli come me, andare al parco significa lasciare l'auto al primo ingresso ed entrare nel secondo».
Poter vivere in modo autonomo, spostarsi e sbrigare i propri impegni liberamente, dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini. Ma per Cocco non lo è quasi mai.
«L'unico posto dove posso entrare da solo, senza l'aiuto di nessuno, è nel cimitero di Pirri, qui sì che non ci sono barriere architettoniche», racconta con amarezza. E dire che basterebbe un po' di buona volontà per garantire anche a chi ha dei problemi il diritto di muoversi liberamente. «Io mi sento disabile non perché sono in carrozzina, ma perché la società se ne frega e mi costringe a vivere così».
Il vero nocciolo del problema, infatti, è che manca la cultura della diversità. E questo ostacolo risulta di gran lunga superiore anche alle barriere architettoniche.
Mauro Madeddu