di Marcello Zasso marcello. zasso@ sardegnaquotidiano. it
La Camera di commercio rischia il commissariamento e lo scioglimento del Consiglio. È un momento delicato quello che vivono l’Ente camerale e la sua azienda speciale di piazzale Marco Polo. Dall’inizio del 2012 la Fiera è senza Cda perché dopo la scadenza dell’affollato Consiglio di amministrazione sarebbe dovuto entrare in carica un nuovo organismo di gestione a ranghi ridotti: cinque consiglieri, presidente compreso, al posto dei sedici più uno in carica fino al 31 dicembre. Il Cda composto in base alla Riforma Brunetta avrebbe dovuto approvare il Bilancio e il documento economico sarebbe dovuto passare al vaglio della Giunta della Camera di Commercio. Che, a sua volta, avrebbe dovuto approvare il suo di Bilancio entro la fine di aprile. I mesi sono passati con il nuovo presidente della Fiera, Ignazio Schirru, che parlava di «problemi tecnici» per la nomina del mini-cda e quello della Camera di commercio, Giancarlo Deidda, che ha annunciato la volontà di cambiare la formula dell’Ente in società di capitali in modo da poter accogliere i privati e, in ogni caso, mantenere un cda con più anime al suo interno. Una settimana fa si è riunita la Giunta camerale e, per ovviare a questa impasse, si sarebbe deciso di modificare lo statuto della Fiera e sostituire la formula del consiglio di amministrazione con due nuovi organi. Il primo sarebbe il Consiglio di Gestione, composto dal presidente della Fiera e da quattro consiglieri nominati dalla Camera di commercio. Questo sarebbe l’organismo più importante, con relativa indennità di presenza per i componenti, che in pratica eredita i poteri del vecchio cda. Il secondo organo, con meno poteri e zero indennità, sarebbe il Consiglio di Sorveglianza, composto da nove componenti tra i quali figurerebbero il presidente della Fiera e quelli che sarebbero dovuti essere membri di diritto del mancato cda: due rappresentanti della Regione, uno della Camera di commercio di Oristano e il sindaco di Cagliari. L’operazione però non sarebbe andata in porto perché non si sarebbe raggiunto l’accordo sulle nomine. In questa fase di incertezza e rivoluzioni, però, non è stato chiuso né il bilancio della Fiera né, di conseguenza, quello della Camera. Una situazione delicata che espone l’Ente al rischio del commissariamento perché la legge di riferimento (la 580 del 1993) prevede che “quando non sia approvato nei termini il bilancio preventivo o il conto consuntivo” il Ministero (al tempo era quello di Industria, commercio e artigianato ora è quello dello Sviluppo economico) nomini un commissario per la predisposizione del Bilancio e conceda un termine di massimo venti giorni per l’appro - vazione, “decorso il quale dispone lo scioglimento del consiglio”.