Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sessanta statue, un percorso

Fonte: L'Unione Sarda
18 maggio 2012

 

Una passeggiata per Cagliari sulle tracce dello scultore Franco d'Aspro
Le opere di straordinaria bellezza di un piemontese che si fece sardo
 

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di Gianfranco Murtas
Una passeggiata per Cagliari. Ma non per l'esplorazione curiosa dei quartieri, degli angoli noti ma in fondo ancora sconosciuti - al modo di Alziator, o della Thermes, o di Antonio Romagnino - ma seguendo, come in una caccia al tesoro, un percorso in cui ogni tappa è un rilancio. Una passeggiata per la città balzando da suggestione a suggestione, da un'opera d'arte all'altra.
CHI ERA Ecco qui l'originalità dell'impresa: perché tutte quelle sculture - busti i più vari e cavalli in corsa, crocifissi e arredi d'altare, pannelli rappresentativi del lavoro e vie crucis, statue funerarie e la Vergine Maria innalzata perfino sui campanili - portano una sola firma: quella di Franco d'Aspro, piemontese (figlio di abruzzese e toscana e cresciuto fra Irpinia e Bologna) fattosi sardo e cagliaritano per vocazione. Classe 1911 morì, d'Aspro, mentre in nave tornava alla sua Cagliari, nel settembre 1995. Da allora, ogni anno, la vedova lo ricorda con una messa accompagnata da alcune suonate di violino, del suo violino antico come l'unità d'Italia, perché egli fu uno scultore-violinista raffinato, ed ormai vecchio decise di mettere punto alla sua prodigiosa creatività proprio con un Paganini in concerto, in un empito imitativo non soltanto del musicista, ma anche del dignitario liberomuratore…
MONUMENTI APERTI La proposta dell'itinerario è stata formulata nei giorni di Monumenti Aperti, con una mostra fotografica all'insegna di “Umanesimo cristiano e umanesimo massonico nell'arte civile di Franco d'Aspro”. Con i suoi sessanta scatti, Roberto Satta aveva fissato forme e colori, prospettive e suggestioni, offrendo quindi, insieme con chi scrive, al pubblico che aveva appena completato la visita a palazzo Sanjust di piazza Indipendenza, di ammirare attraverso le istantanee la originalità dei manufatti e insieme del percorso civico, ma suggerendo implicitamente di replicare la passeggiata nel vivo, riscoprendo la città e nel contempo onorando un grandissimo artista che fu anche docente di Figura modellata.
PUNTO DI PARTENZA Dunque… si può andare, si va per Cagliari, partendo dal municipio di via Roma e completando il giro nel piazzale di Bonaria. A parte saranno poi altre tappe, singolari o periferiche (i due camposanti e la chiesa parrocchiale dell'Ausonia, al Poetto). L'ideale percorso muove dal palazzo “Bacaredda” dove, in un corridoio museale al secondo piano, si trova il busto in bronzo e dimensioni al naturale della scrittrice nuorese Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura del 1926.
In risalita per il Largo, ecco la sede della Banca d'Italia: nell'ampio salone di cassa, un grande pannello bronzeo realizzato, circa il disegno, con Foiso Fois raffigura scene della fatica artigianale e rurale propria della Sardegna nel tempo che fu. Il soggetto è replicato con altre ottiche ma stavolta senza sfondo in ulteriori due pannelli custoditi nello stesso edificio: rappresentano ambienti ed operazioni del lavoro manuale, fonte di reddito, e quindi di vita, dei ceti poveri isolani.
DELCROIX Avanzando nel Largo, siamo al palazzo della Camera di Commercio. Nel sottopiano, ove è allogata la biblioteca, trova posto una testa in terracotta, di dimensioni doppie del naturale, del grande mutilato della prima guerra mondiale Carlo Delcroix.
Superata la piazza Yenne e percorsa l'intera via Santa Margherita, giusto all'incrocio con la via San Giorgio, è d'obbligo raggiungere l'edificio che oggi accoglie la facoltà di Lingue e letterature straniere, e fino a pochi anni fa ospitava la clinica universitaria di Medicina: all'originario titolare, il rettore Mario Aresu, e nientemeno che ad Ippocrate sono dedicati , fra l'ingresso e lo scalone, due busti bronzei. Nel laghetto che, accosto alla parete perimetrale del cortile, abbellisce il sito ecco poi quattro Mascheroni rigurgitare l'acqua. I busti dei primari chirurghi Angelo Garau ed Alfonso Ligas accolgono i visitatori (e i malati in degenza) dell'Ospedale civile. E quello del protomedico cinquecentesco cagliaritano Gian Tommaso Porcell fa del suo, affiancato da uno spettacolare crocifisso bronzeo affisso al muro, nell'ex Istituto di Medicina legale che conduce verso la passeggiata di BuonCammino.
IN CASTELLO Giunti a Castello ecco altri tre modelli plastici di grande impatto: alla sede massonica quello del gran maestro Armando Corona, nella biblioteca universitaria quelli di Francesco Alziator e Anna Marongiu Pernis (artista cui fu intitolato il gabinetto delle stampe); nello stesso ex seminario tridentino un crocifisso “nuragico” segnala dove, fra i preziosi magazzini d'oggi, era un tempo la cappella delle giuseppine che accudivano i chierici.
Eccoci quindi in cattedrale - dov'è accanto all'altare maggiore un solenne crocifisso - e nell'annesso museo diocesano, al Fossario, in cui sono raccolte tre stazioni della Via Crucis - ognuna con tre personaggi d'una trentina di centimetri che s'alzano da una base marmorea - ed un bel tondo d'argento raffigurante il volto dell'arcivescovo Piovella.
Raggiungendo Villanova e poi San Benedetto, la sequenza presenta nella chiesa di San Domenico un massiccio tabernacolo bronzeo ricco di bassi e altorilievi, e nella parrocchiale di Santa Lucia una Pietà brunita e un fine crocifisso d'argento chiarissimo.
AL CONSERVATORIO Superata la piazza Giovanni XXIII e giunti al viale Ciusa, un'imponente testa marmorea di Pierluigi da Palestrina è visibile all'ingresso dell'omonimo conservatorio di musica. Mentre nel palazzo provinciale di via Cadello sono rifluite le opere del già EPT: un cavallo al galoppo, un pannello traforato allusivo anch'esso ad eccitanti corse equine, un Cristo risolto nella essenzialità dei fili fattisi essi stessi croce, una figura in atto di offerta al Cielo.
Finalmente a sa Duchessa: un'erma brunita di Dante solennizza l'aula bibliotecaria di Lettere e Scienze umane, un altro busto - quello del professor Mario Carta (autorità mondiale nell'ingegneria mineraria) - presidia invece il parco che immette ai caseggiati della facoltà di Ingegneria.
Spalle all'anfiteatro romano un umile Sant'Ignazio da Laconi introduce al suo santuario custodito dai cappuccini. All'interno della chiesa sono i trionfi di un ostensorio straordinariamente bello, sei angeli dorati portalume, due colossali candelabri recanti scene di storia francescana.
LE CHIESE La Vergine carmelitana domina dal campanile (alto cinquanta metri) della chiesa di viale Trieste, e quella col titolo di Bonaria abbraccia, dai giorni festosi della visita di Paolo VI (aprile 1970), i pellegrini nel piazzale antistante santuario e basilica: sulla destra la Madonna col bambino e la candela sulle onde del mare, sulla sinistra la travagliata caravella guidata a porto sicuro.
Un coraggioso allungo consentirebbe di ammirare, nella chiesa della Vergine della Salute, al Poetto, un prezioso colossale crocifisso bronzeo e tutte le quattordici stazioni della Via Crucis (della medesima tipologia di quelle conservate nel museo diocesano)
Ci sono poi i due camposanti: quello monumentale accoglie almeno cinque opere, fra cui si segnalano i due imponenti Cristi (alti oltre due metri) delle tombe Gianeri-Rossi ed Argiolas-Cao, e una classica Pietà a decoro della tomba Re.
LA MOTOCICLETTA Al cimitero di San Michele, oltre ai soggetti religiosi (una Pietà, un Cristo in posa di crocifissione ed un Cristo disteso come avvolto nel telo della sindone), il giovane Pedota in motocicletta - quella che provocò la sua immatura morte - e il sasso massonico di Hoder Claro Grassi e dei suoi Swanyld, Efrem e Ileana.
La scoperta del capoluogo seguendo questo ideale percorso entusiasma. Ed è possibile che altri siti pubblici - civili e religiosi, accademici e forse militari - ospitino ulteriori manufatti che meriterebbero d'esser censiti e inseriti nell'itinerario a dar gloria insieme alla città e al suo artista, per il quale - pensando magari all'appena trascorso centenario della nascita - ancora si attende la intitolazione di una strada o di un compendio culturale.