Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Giuliana Sgrena in corteo «Liberate Rossella Urru»

Fonte: La Nuova Sardegna
14 maggio 2012



Cagliari, c’era anche la giornalista che fu rapita in Iraq tra le 500 persone che hanno sfilato nel cinquantesimo anniversario della prima marcia per la pace




di Bettina Camedda wCAGLIARI A cinquant’anni dalla prima marcia per la pace, promossa il 13 maggio del 1962 dal fondatore del pensiero non violento Aldo Capitini, la città si veste dei colori dell’arcobaleno per fare da scenario alla Marcia per la non violenza e la pace. Tra musica, canti e abbracci, un corteo di oltre cinquecento persone ieri mattina ha percorso idealmente quel cammino lungo mezzo secolo per riaffermare i valori della fratellanza fra i popoli. In ricordo delle vittime dei bombardamenti del 13 maggio del 1943, di Vittorio Arrigoni e del suo invito a ‘restare umani’ e per chiedere alle istituzioni un maggiore impegno per il rilascio di Rossella Urru, la giovane di Samugheo rapita in Algeria ad ottobre, anche lei spettatrice e protagonista suo malgrado di uno dei tanti teatri di guerra nel mondo come lo fu Giuliana Sgrena, la giornalista rapita in Iraq nel 2004 che ieri ha partecipato all’evento. «Oggi più che mai bisogna credere nella pace che va costruita con una pratica non violenta - spiega Giuliana Sgrena - abbiamo visto tutte le esperienze fallimentari degli interventi militari dall’Iraq all’Afghanistan alla Libia che hanno avuto un effetto drammatico soprattutto sulle popolazioni locali, perché le armi uccidono il 90 per cento dei civili». Oltre 85 i gruppi e le associazioni che hanno preso parte al corteo partito da piazza dei Castellani e accompagnato lungo il percorso dagli Amici della bicicletta fino a piazza Giovanni XXIII. Tra i presenti anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e la vice presidente della Provincia Angela Quaquero, promotori dell’iniziativa insieme alla Commissione pari opportunità del Comune. «Essere per la pace e per la non violenza significa lavorare molto di più che per la guerra – sottolinea Angela Quaquero – è un duro lavoro di mediazione, di risoluzione dei conflitti attraverso la diplomazia e la politica». Il gruppo promotore per la pace e la non violenza ha chiesto che la prima parte di viale Buoncammino, dove sorge il carcere, venga dedicata ad Aldo Capitini.