Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non dimentichiamo Rossella Urru»

Fonte: L'Unione Sarda
14 maggio 2012

Le parole della giornalista Giuliana Sgrena alla “Marcia per la nonviolenza e la pace”

Vedi la foto «I soldi si recuperano la vita umana non si può recuperare. Bisogna impegnarsi con tutti i mezzi e non fermarsi di fronte ad un riscatto. Noi che siamo in piazza e molti altri che hanno vissuto questa drammatica esperienza non dimentichiamo Rossella Urru». Sono le parole di Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita in Iraq nel 2004, che il dramma del sequestro l'ha vissuto sulla propria pelle e ha voluto partecipare alla “Marcia per la nonviolenza e la pace”, assieme alle centinaia di persone che ieri mattina hanno invaso le vie del centro cittadino per chiedere la liberazione della giovane cooperante di Samugheo, rapita in Algeria da circa sette mesi.
L'INVITO Quello della Sgrena è un invito a non mollare, a «resistere, perché se noi resistiamo fuori lei resisterà dove si trova». Chiama in causa la società civile perché si faccia «pressione sulle istituzioni perché si sentano sempre tallonate. Anche se la situazione è complicata - ha detto - ciò non significa che non si possano trovare i mezzi e gli strumenti per individuare il modo per arrivare a lei e liberarla».
LA MANIFESTAZIONE Bandiere della pace, striscioni, colori, musiche e suoni hanno accompagnato il lungo serpentone partito dal cimitero di San Michele e arrivato sino a Piazza Giovanni XXIII. Una marcia promossa per la prima volta 50 anni fa dal fondatore del pensiero nonviolento Aldo Capitini, e oggi riproposta da 80 associazioni allo stesso scopo: rendere omaggio alle vittime dei bombardamenti che trafissero la città il 13 maggio del 1943 e simbolicamente a tutte le vittime della violenza e delle guerre di tutto il mondo. In un angolo di prato del Cimitero di San Michele, di fronte alla scultura che ricorda i caduti sotto quelle orribili bombe, è stato deposto un mazzo di fiori e osservato un minuto di silenzio, seguito dalla voce di testimonianza di un figlio di quella realtà, Dionisio Pinna: il cui padre morì sotto le bombe tra via Sonnino e via XX Settembre mentre andava a cercare il pane.
PRIMA VOLTA È la prima volta che Pinna si trova davanti a questa scultura commemorativa. Non ha mai voluto prender parte a cerimonie commemorative, per lui «espressioni di chi vince e continua vincendo a far credere che gli dispiace». Preferirebbe piuttosto che venissero «prese in esame le cause che producono le vittime». E proprio «educare alla pace in senso profondo» è il messaggio che hanno voluto lanciare le decine di comunità ieri riunite in città in un unico villaggio globale.
SPESE MILITARI Un messaggio che parta anzitutto dalla riduzione delle spese militari. «La pace è molto più impegnativa della guerra: significa contrastare traffico d'armi, mediare, inventare soluzioni alternative» ha ricordato la presidente della Provincia, Angela Quaquero. In ogni piazza incrociata durante il percorso è stato affrontato un tema: disarmo, solidarietà internazionale, fratellanza e religioni. Anche il primo pensiero del sindaco, Massimo Zedda, è rivolto a Rossella Urru, «e ai tanti che mossi da idee di pace e cooperazione si son ritrovati vittime di quel mondo di guerra, lotta e terrore che vogliono sconfiggere».
Veronica Nedrini