Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«La Street Art può agire dove è capace di migliorare»

Fonte: L'Unione Sarda
9 maggio 2012

Ma esiste anche l'autoregolamentazione dei più bravi


«Lei che cancella ciò che noi facciamo, perché non trova uno spazio dove possiamo esprimerci senza dover sempre fuggire?»; mi occupavo allora, con alterne fortune, di far rimuovere da alcuni luoghi della Città le scritte lasciate nottetempo da qualcuno. Da quella domanda, rivoltami da un giovane writer, nacque l'attenzione delle Politiche Giovanili per la street art cittadina, nella sua versione graffitara.
Orientarsi nell'ampia discussione sulle dibattute gerarchie dell'arte e sui loro dubbi e incerti confini e allo stesso tempo distinguere tra imbrattature o pasticci spesso vandalici e espressioni di tipo più propriamente artistico, è stato anche un modo di interrogarsi sulla questione tanto discussa della illegalità rivendicata da un lato e della volontà di accettazione dall'altro.
Come doveva porsi, rispetto alla domanda iniziale e a questi temi, chi come compito aveva quello di favorire l'espressione della creatività giovanile e allo stesso tempo fare in modo che questa non invadesse e modificasse in maniera definitiva paesaggi urbani cari alla città?
Senza pretesa di scientificità, la questione era anche quella di immaginare la realizzazione di un laboratorio artistico urbano che desse voce all'arte di strada come cultura e movimento giovanile senza tuttavia prescindere dalle valutazioni sui luoghi fisici di quelle espressioni. Un'impresa nella quale molte città si sono cimentate, spesso trovando la soluzione nell'assegnare alcuni ambiti urbani, anche nei centri storici, alla creatività giovanile; luoghi specifici consegnati alla loro responsabilità e alla loro arte.
Una risposta simile a quella che, a ben vedere, nella pratica è stata autonomamente data da alcuni fra gli stessi writers cagliaritani, nel cui panorama esistono casi di eccellenza, per quanto non numerosi.
Non è un caso, forse, che proprio quei graffiti concordemente considerati belli, o semplicemente accettati, e per questo negli anni non cancellati e ormai riconosciuti come parte dell'identità e del paesaggio della nostra città, parlo delle balene e degli insetti multicolori, dei paesaggi industriali decadenti o delle figure umane tondeggianti, non si trovano quasi mai sulle pareti dei monumenti, sui pavimenti della piazze più care alla città o sui muri rifiniti delle abitazioni private, ma su pareti spoglie e brutte di loro che da qualche balena colorata o qualche figura grassoccia finiscono, in definitiva, per trarre vantaggio.
Che poi forse altro non è se non la risposta che qualche writer da solo ha saputo dare alla domanda che mi fu rivolta: non qualunque luogo è adatto ma solo quelli che, senza essere dei ghetti ma anzi nel centro della città, dall'arte possano essere migliorati.
Giambattista Marotto
(Funzionario comunale)

 

Dibattito
Carta e web:
lettori, esperti
e associazioni
si confrontano
Dopo il reportage fra i monumenti sfregiati dagli spray ora è il giorno del confronto che si è fatto subito serrato. Quando si può parlare di arte e dove si scantona nel vandalismo.
Primi interventi di Federica Poddighe del Circolo la Caravella e Giambattista Marotto, funzionario del Comune che per anni alle Politiche giovanili si è occupato della questione. Dibattito parallelo sul sito www.unionesarda.it. Dove prevale una linea di condanna senza ma. A differenza del sondaggio dove (come riportano i dati in alto) le posizioni sono più sfumate. Emerge chiara una necessità secondo i lettori riassunta da un commento su tutti. Barlino38: «La pessima immagine di una città imbrattata dagli spray non è solo una pessima presentazione di una città ma un insulto ai loro cittadini. Per prevenire ed eliminare la pessima abitudine delle nuove generazioni ci vogliono: maggiore sorveglianza, insegnare ai ragazzi il rispetto e l'educazione civica, pene esemplari con risarcimento del danno provocato».