Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Inattivo il settanta per cento dei giovani

Fonte: La Nuova Sardegna
9 maggio 2012

Nel capoluogo e provincia tra le ragazze e i ragazzi dai 15 ai 24 anni c’è un tasso di disoccupazione di quasi il 44%

LA CRISI»PRECARI IN AUMENTO



NICOLA MARONGIU La situazione peggiora di anno in anno L’86 per cento di tutti i nuovi rapporti di lavoro sono instabili: da quelli a progetto agli interinali

CAGLIARI Dei giovani si parla tanto, ma solo a parole: la realtà è molto prosaica. I giovani inattivi. In provincia di Cagliari tra i 15 e i 24 anni c’è un tasso di inattività del 70 per cento. In questi numeri sono compresi anche gli studenti, certamente, ma il dato è ugualmente altissimo, soprattutto per le ragazze e i ragazzi dai 19 anni in su che non proseguono gli studi. Mentre il tasso di disoccupazione (coloro che cercano un lavoro) è del 43,8 per cento. Ma il dato ancora più preoccupante è che «nella forbice tra gli inattivi e i disoccupati, vi è anche chi, pur giovanissimo, è sfiduciato a tal punto da non cercare più un lavoro», afferma Nicola Marongiu, segretario della Camera del lavoro Cgil di Cagliari. L’assemblea pubblica. Per «suonare il campanello d’allarme su questo problema, abbiamo promosso per giovedì (domani) - continua Marongiu - un’assemblea pubblica alla Camera del lavoro, alle 17 in viale Monastir, per la giornata promossa dalla Cgil su tutto il territorio nazionale in corrispondenza dell’inizio del dibattito al Senato sulla riforma del lavoro. Il nostro obiettivo è mostrare la necessità, anche a Cagliari, di interventi urgenti, altrimenti entreremo in una spirale di recessione sempre maggiore». Per Marongiu, un Paese «non può tenere la fascia dei giovani fuori dal mercato del lavoro». Un mutamento antropologico. In questo modo «si compromettono non solo i rapporti di lavoro, che vengono a mancare, ma quelli sul territorio». Avviene, cioè, un mutamento antropologico che spinge «i giovani fuori dalle dinamiche positive della società. Chi sente di non avere un futuro perché perennemente fuori dal mercato del lavoro - continua Marongiu - non è certo stimolato a partecipare alla vita sociale, a quella politica, nè a impegnarsi a costruire tutti quei momenti di vita che poi formano la società. Si parla tanto di mancanza di ricambio nella vita pubblica e amministrativa, politica e anche nel sindacato. Ma questo deriva anche da quanto detto: dall’ esclusione dei giovani dal loro futuro, sia lavorativo che sociale e civile». Il quadro peggiora. In questi ultimi anni la situazione non è migliorata, anzi: nel 2004 il tasso di inattività era del 62 per cento, quello di disoccupazione del 35. Allora si pensava di aver toccato il fondo, «ma oggi la situazione è ulteriormente peggiorata. E continua a precipitare. Questo vuol dire che bisogna intervenire subito, prima di arrivare al punto di non ritorno». La qualità del lavoro. Questa situazione è poi aggravata da un altro problema: la qualità del lavoro. «L’86 per cento di tutti i nuovi rapporti di lavoro - spiega Marongiu - sono fatti con contratti di precariato. E in questo caso non parliamo solo dei giovani, ma di tutti. Una circostanza che la dice lunga sul livello della crisi che stiamo vivendo. Per i giovani, invece, i nuovi contratti sono quasi tutti di precariato». E si va dai lavori a progetto, a quelli interinali (presi “in affitto”), dalle “partite Iva” (chi è costretto a prenderla per simulare un lavoro autonomo) sino alle associazioni in partecipazione (un modo per contenere gli stipendi), «oggi molto diffuse soprattutto nel settore del commercio. Per chi è fortunato, si arriva a 7-800 euro al mese. Altrimenti meno - spiega Marongiu - anche perché molti contratti sono imposti a tempo parziale». Sbloccare gli investimenti. Perdita di posti di lavoro e di capacità d’acquisto: «Un cocktail terribile per tutti e soprattutto per la nostra provincia. In questo quadro è necessario riattivare l’occupazione. Bisogna sbloccare, da parte degli enti pubblici, i finanziamenti: dagli stanziamenti per la metropolitana, alla nuova 195, ai vari interventi per il lungomare, a una maggiore integrazione del porto sino ad arrivare al Poetto. Poi: saldare subito i debiti con le imprese».