Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Cagliari per l'arte”, si confrontano Biggio e Alpigiano

Fonte: L'Unione Sarda
7 ottobre 2008

Mostre In vetrina al Lazzaretto



Al Lazzaretto di Cagliari, fino al 2 novembre, decima edizione di “Cagliari per l'arte in Sardegna”. Patrocinata dall'assessorato alla Cultura del Comune, la rassegna rinnova la formula di affiancare due artisti differenti per origine, formazione e temperamento. Da una parte (nella mostra curata da Alessandra Menesini) le opere di Alessandro Biggio che vive e lavora a Cagliari, dall'altra quelle del nuorese Francesco Alpigiano. Biggio dialoga con l'infinità dell'universo. L'artista da tempo indaga quella sottile linea di confine tra luce e buio, passato e presente, vita e morte. Oggetto del suo studio ora sono gli astri, le stelle ormai spente, le antiche costellazioni che prolungano la loro vita nel ricordo, proprio come le leopardiane Vaghe stelle dell'Orsa. Biggio traccia la loro disposizione nel firmamento in strutture geometriche che si staccano tridimensionali dallo sfondo nero; scrive i loro nomi con il gesso e, con un abile uso del chiaroscuro, disegna i corpi celesti con il carboncino. Studia le comete e rappresenta tutte quelle apparse dal 1974, anno della sua nascita, fino al 1984. Nascono venti lastre, Kometes , destinate ad autodistruggersi perché la ruggine corrosiva, che ha impresso a chiare lettere i loro nomi, le farà sparire proprio come sono sparite le comete. E ancora le fragilissime sculture Dopo il buio , piccole sfere di cenere, acqua e resina, fatte asciugare al sole, illuminate dal bagliore artificiale di lampadine elettriche che, poste in posizione zenitale, sembrano conservarne la vitalità. Così i Cinerei , il cuore ancora pulsante e i coni, simboli astrologici la cui punta, spesso spezzata, vaga alla ricerca della parte più lontana del cielo. Anche queste sculture sono di cenere, una materia difficile da plasmare, facile a sfaldarsi, chiara metafora della fragilità dell'esistenza.
Dall'altra parte le opere di Francesco Alpigiano. Vincitore nel 1999 del Premio Nivola, l'artista, grafico, pittore e scultore, ha fatto delle camicie una cifra della sua produzione. Bidimensionali, giocano con i colori nella serie intitolata Camise in cui il profilo nero dell'indumento, sempre uguale se non per piccoli particolari, lascia ampio spazio al cromatismo pop, acceso e piatto, al verde, al blu, al rosso e al giallo, che sembrano prendere vita e spessore per i rigonfiamenti prodotti dall'aria che si insinua nella colla. Forme consuete, sempre semplificate e stilizzate, ma immediatamente riconoscibili, diventano tridimensionali nei busti acefali in legno pregiato che dominano lo spazio con ardite torsioni serpentine. Ma l'arte di Alpigiano diventa più raffinata nei pannelli che combinano in un "ordine disordinato" lettere e numeri, creando intricati labirinti nei quali neppure Teseo sarebbe riuscito a trovare la via d'uscita. Così le lettere si susseguono nella lucentezza delle vernici e nella morbidezza della cera, mentre i numeri, allineati e spesso ribaltati, sembrano emergere prepotentemente sotto la polvere della ruggine o rientrare, quasi inghiottiti, dai profondi tagli inflitti alla sottile lamina di rame. Un percorso agevole, quello della mostra, che sfrutta al meglio le potenzialità del rigoroso impianto architettonico del Lazzaretto».
MARZIA MARINO

07/10/2008