Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

LA SARDEGNA DIFENDA I PROPRI BENI COMUNI

Fonte: Sardegna Quotidiano
16 aprile 2012

 

di Enrico Lobina e Giovanni Dore

Il 12 e 13 giugno le italiane e gli italiani si sono espressi attraverso dei referendum. Per la prima volta dopo 16 anni hanno superato nuovamente il quorum e hanno espresso due chiari sì all’acqua bene comune. Si è ribaltata la posizione per cui i servizi pubblici essenziali debbano essere gestiti dai privati. Invece, il governo Monti, accantonando l’art. 75 della Costituzione e l’art. 1 (la sovranità è del popolo), ha dimenticato gli esiti del referendum. E vuole privatizzare. In Sardegna, il referendum ha già sortito alcuni risultati. Nell’assem - blea dei soci Abbanoa del luglio del 2011 si è deciso di non mettere in vendita il 40% della società, che nelle precedenti riunioni ci si era preparati a deliberare. Il referendum, quindi, ha bloccato la privatizzazione dell’acqua in Sardegna. La vittoria di coalizione di centrosinistra alle elezioni amministrative in alcuni comuni sardi, tra cui Cagliari, ha aiutato una decisione in tal senso. Abbanoa è una spa a totale controllo pubblico. Abbanoa è sull’orlo del tracollo. Abbanoa è la dimostrazione che società create per rendere un servizio pubblico gestite con una impostazione privatistica, a forte vocazione “clientelare ”, possono essere quanto di più inefficiente si possa immaginare e danno fiato a coloro che vorrebbero privatizzare il servizio idrico, per eliminare, in modo semplicistico e a discapito dei cittadini, gli oneri a carico delle casse pubbliche. Ma gli esiti referendari impongono la pubblicizzazione dell’intero ciclo idrico integrato, eliminando gli sprechi che minano la buona resa del servizio . Napoli ha trasformato la Arin spa nell’azienda speciale Acqua Bene Comune Napoli, azienda speciale di diritto pubblico, nella consapevolezza che in tutto il mondo le più recenti trasformazioni del diritto hanno prodotto la categoria dei beni comuni. In Italia la definizione di beni comuni, nella sua elaborazione più compiuta, è quella della commissione Rodotà del 2007. “I beni comuni sono cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona. I beni comuni devono essere tutelati e salvaguardati dall’ordinamento giuridico, anche a beneficio delle generazioni future. […] deve essere garantita la loro fruizione collettiva”. Il 28 gennaio più di 2.000 tra amministratori e rappresentanti di associazioni e movimenti si sono incontrati per discutere concretamente di economia del territorio e patto di stabilità, beni comuni e servizi pubblici, politiche sociali e del lavoro, ambiente e nuovi modelli urbani. È nato il “Forum dei comuni per i beni comuni ”. Per il comune di Cagliari era presente il sindaco. La Sardegna, nel momento in cui vede la propria struttura economica affondare, deve con ancora più forza difendere i propri beni comuni. Che vengono attaccati a casa nostra da persone di casa nostra. Le coste, l’ac - qua, il vento, il diritto alla mobilità, il sole, il patrimonio culturale e archeologico. Il governo Monti e quello Cappellacci si pongono in antitesi all’esito referendario. Attuare il referendum, ripubblicizzare la gestione dell’acqua, individuare e difendere i beni comuni, individuando un modo virtuoso e responsabile di gestire la cosa pubblica. Il 20 aprile a Cagliari allo spazio Search ne discuteremo con Alberto Lucarelli, assessore ai beni comuni e partecipazione del comune di Napoli. Lucarelli è uno dei principali protagonisti del “laboratorio Napoli”. Con lui il sindaco Massimo Zedda. Organizzano Italia del Valori e Federazione della Sinistra. Consigliere comunale Fed. della Sinistra Capogruppo Idv in consiglio comunale