Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'agente segreto al servizio di Sua Maestà il realismo

Fonte: L'Unione Sarda
18 aprile 2008

Al check point gli annoiatissimi soldati israeliani ascoltano le esplosioni delle bombe lanciate dai loro elicotteri su un villaggio palestinese: «Quanti ne avranno fatto fuori, i nostri?». La domanda scatena un giocoso giro di scommesse sul numero di vittime, in una situazione vorticosamente immobile in cui la morte è vita: di tutti i giorni. Se un agente segreto ruba un'ambulanza per sfuggire a un attentato, non pensa che si sta mettendo in salvo: si limita a sperare di non essere salito a bordo di un'autobomba, di non saltare in aria entro pochi secondi.Non ci si può fidare nemmeno delle cose, nella guerra eterna che infiamma il Medio Oriente. Nella spy story di Pietro Picciau “La recluta di Aden” (La Riflessione - Davide Zedda editore) non mancano episodi che testimoniano le tensioni del vivere, del sopravvivere, in quelle zone tormentate. Un thriller prima di tutto - sarà presentato domani alle 18 alla Vetreria in via Italia a Pirri -, ma non soltanto un romanzo: il pignolo lavoro di documentazione dell'autore offre anche uno spaccato delle tensioni internazionali ben più ampio, rispetto a quanto raccontano i giornali. E Picciau, che da molti anni fa il giornalista (a L'Unione Sarda), ne è cosciente.Però è fondamentalmente un romanzo, anche se somiglia molto a una sceneggiatura per il cinema, ed è roba per lettori che non temono i cambi di fuso orario. Si è in Sardegna, ma un attimo dopo ci si ritrova in Yemen passando per gli Usa, la Russia, la Danimarca, Roma e Israele. Un low cost delle tensioni internazionali, insomma, che ha il merito di appassionare il lettore, di non soffrire cali di tensione, di non spezzare mai il filo conduttore.Sarda la protagonista Sonia Frau, ricercatrice di Storia medievale all'Università di Cagliari, rapita con due studenti palestinesi durante una trasferta didattica a Gerusalemme. Sardo è Bart, che non si scrive Burt perché è il diminutivo di Bartolomeo: di cognome fa Marreri, è un agente dei servizi segreti, un eroe di Baghdad. Lui deve cercare lei, anche se ormai non aveva più voglia di rientrare in un ambiente che credeva di aver lasciato per sempre, e nel farlo inciampa in un piano terroristico capace di cambiare le sorti del mondo. Non tutti hanno voglia di pace, nelle terre contese da israeliani e palestinesi: i leader americano, inglese e russo ne sono coscienti. Non rinunciano però a un tentativo estremo: un summit a Gerusalemme per tentare di trovare un accordo che convinca le due fazioni a deporre le armi. Invece è proprio lì che a parlare dovranno essere le armi: così hanno deciso i terroristi, e il loro piano è minuzioso. Inizia una corsa contro il tempo per evitare la catastrofe, ma Bart Marreri non dimentica Sonia Frau: è davvero chi diceva di essere? Perché l'hanno rapita? Avrà qualcosa a che fare con l'attentato in preparazione a Gerusalemme?C'è il puntiglio del cronista (anche di “nera”, in passato, e piacevolmente si nota), c'è l'ampiezza dello scrittore ne “La recluta di Aden”, che infatti non è il primo libro di Pietro Picciau. Monserratino, 53 anni, ha già pubblicato “Storie e immagini” nel '92, “Un uomo in fuga” nel 2000, “San Giovanni Battista de La Salle” cinque anni dopo e “Il Moderno era Hollywood” nel 2006. Quella da oggi in libreria, però, si può considerare un'opera prima, nella sostanza e nello stile, oltre che nella missione: grazie a una fiction il giornalista - cioè lo storico del giorno - diventa lo storico del periodo.L'agente 007 - quello sexy e mai spettinato, nemmeno dopo l'esplosione di una bomba atomica - non abita nella spy story di Picciau. Qui, ciò che non è vero è verosimile, compreso il fatto che un lungo appostamento - a uno come Bart, che non è più un ragazzino - fa venire il mal di schiena, e poi la vescica non è più quella di un tempo. Bart Marreri non esiste ma è vero, ha emozioni, anima e corpo non sono di plastica. E se leggendo il finale viene il dubbio che certe cose non potrebbero mai accadere, basta pensare che cosa avremmo risposto, se prima dell'11 Settembre qualcuno avesse ipotizzato un piano per abbattere le Twin Towers utilizzando aerei di linea. Ma questa è un'altra storia. Anzi, è la stessa.LUIGI ALMIENTO 18/04/2008