Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La laguna rinasce con le acque del Casic

Fonte: L'Unione Sarda
18 aprile 2008

A luglio le acque trattate del Casic finiranno nella laguna per ridare l'equilibrio idrosalino perso negli anni '80.C'è già una data: fine giugno primi di luglio. Solo allora dieci milioni di metri cubi di acque reflue perfettamente trattate nel depuratore consortile del Tecnocasic, provenienti dagli abitati di Assemini, Elmas, Decimomannu e Decimoputzu, Sestu, Capoterra, Uta e Villaspeciosa, saranno riutilizzati per le industrie di Macchiareddu. Il quaranta per cento finirà invece a Santa Gilla, restituendo alla laguna quell'apporto idrico che per secoli, grazie al rio Mannu e il Cixerri, ne aveva fatto una delle zone di pesca più produttive d'Europa. Almeno fino a quando (dopo l'emergenza colera degli anni Settanta provocata dagli scarichi fognari e ai successivi lavori di bonifica) i due grandi fiumi, troppo carichi di coliformi e sostanze pericolose, vennero deviati fuori dalla zona umida per sfociare all'interno del porto canale. Una soluzione che fece inevitabilmente crollare le quantità di nutrienti mandando alla malora la catena alimentare e infine la quantità di spigole, anguille, cefali. PASSO AVANTI Adesso si cambia registro. Con un deciso passo avanti che, si spera, possa restituire a Santa Gilla le sue caratteristiche di laguna vera . «I reflui dei paesi che si trovano tutt'intorno», spiega il direttore generale del Tecnocasic, Mario Murgia, «subiranno un primo trattamento e quindi, le acque depurate, saranno “sanificate” con il sistema degli ultravioletti». Una manna per la grande laguna cagliaritana. «Che negli ultimi dieci, quindici anni ha ridotto la sua capacità produttiva del settanta per cento», dice senza paura di smentita Giuseppe Deplano, presidente del Consorzio ittico Santa Gilla, l'organismo che raduna nove cooperative per un totale di circa duecento tra pescatori e raccoglitori di mitili, arselle, tartufi. «Oggi Santa Gilla gode di buona salute almeno per quel che concerne la salubrità delle acque, e questo è stato anche confermato di recente dalle analisi dell'Icram, l'Istituto centrale per la ricerca applicata al mare del ministero dell'Ambiente che ha svolto una lunga indagine sulle condizioni della laguna. Il problema è però l'eccessiva salinità dovuta proprio alla mancanza di acque dolci che finalmente arriveranno grazie al progetto del Casic», spiega il biologo marino del Consorzio, Riccardo Demurtas.IL VERTICE Proprio nei giorni scorsi su Santa Gilla e il suo futuro si è parlato in un incontro promosso dalla circoscrizione di Sant'Avendrace, San Michele, Is Mirrionis e Tuvumannu in collaborazione con il Consorzio, il Comitato Villaggio pescatori di Giorgino. Un “vertice” per analizzare la realtà dell'area umida ma anche e soprattutto per studiare le strategie per rilanciare l'attività di pesca e comunque economica di un compendio che potrebbe dare veramente parecchi posti di lavoro. «Sempre che si metta mano a progetti fermi da troppo tempo. Abbiamo appreso con soddisfazione la novità annunciata dal Casic ma qui ci sono per esempio gli impianti di cattura dei pesci, i cosiddetti lavorieri, mai messi nelle condizioni di funzionare. Così la pesca si fa soltanto con le reti e i bertavelli. Ora, per esempio, è il periodo della monta, i pesci entrano in laguna dal mare richiamati dalle condizioni della laguna, ma poi, invece di restare e riprodursi, in autunno fuggono via senza trovare la strada sbarrata come sarebbe giusto», dice Deplano. «C'è poi l'emergenza abusivismo e la mancanza di controlli. Sia chiaro, non ci riferiamo a quelle persone che magari tentano di procurarsi un po' di pesci per sfamare le loro famiglie, stiamo parlando di chi ha già un lavoro statale o privato e continua a depredare lo stagno togliendo ai pescatori regolari il loro pane. Di recente abbiamo fermato una persona che aveva già raccolto settanta chili di cozze e che ha avuto il coraggio di dirci che servivano per sfamare moglie e figli», racconta il presidente Deplano. PROPOSTE Sono proprio i pescatori a denunciare con forza le irregolarità. «Se la laguna produce per duecento come può sopportare un prelievo fatto da un vero e proprio esercito di abusivi pari a duecento, trecento persone», dicono. «Io faccio questo lavoro da una ventina d'anni, lo fanno anche i miei fratelli e lo faceva mio padre, i giorni di ferie e riposo