Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La visione del Primo Guardiano

Fonte: L'Unione Sarda
5 aprile 2012

ASPETTANDO SANT'EFISIO.

Fabrizio Pau dal 2009 è alla guida dell'Arciconfraternita
 

«Il motivo di tanta devozione? Il Martire sa ascoltare»
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A volte il silenzio può essere più illuminante di mille parole. E l'attesa, che impone pausa e lentezza, è capace di svelare non dettagli ma mondi interi. A volte persino misteri, come la dedizione assoluta di questa città al Santo guerriero. Un organetto che suona, una voce sardo-zingaresca che ripete una nenia (spifferi sonori in fuga da una saletta prove) fanno da colonna sonora involontaria all'arrivo in piazzetta sant'Efisio, glassata da un sole che solo i pomeriggi di primavera sanno regalare, del Primo Guardiano.
 

LA PIAZZETTA Il tempo sembra sospeso e l'anima persino cullata da una preghiera che arriva da una finestra aperta: «Figlio non cruciarti se vedi che altri sono onorati e innalzati... mentre tu sei disprezzato e umiliato». Cosicché il cuore sobbalza spaventato e dubbioso se questo quadro composto di suoni, parole, atmosfere metereologiche, ti è stato dedicato come risarcimento in tempi ingrati e di egoismi. In fondo è già una buona panacea prepararsi a dialogare con il custode di una tradizione, di quell'impegno votivo da sciogliere ogni primo maggio in nome del santo Efisio. Perché Fabrizio Pau, 44 anni, cagliaritano per natali, anche in abiti civili mantiene quella regalità di comportamento che si è abituati ad attribuirgli quando a cavallo, in frac e tuba, guida l'Arciconfraternita del Gonfalone fra ali di folla festanti.
IL PRESIDENTE «Novizio dal 1988, poi dal 14 gennaio del 1990 finalmente confratello». Parole pacate e sguardo diretto nel sancta sanctorum della Confraternita, al primo piano della piazzetta, fra i simboli della fede verso il martire guerriero e le fotografie in bianco e nero degli antenati nei giorni della Sagra. «Un cammino segnato per linea di sangue». Confratelli i suoi avi e i loro discendenti. «Mia nonna materna aveva undici figli, le nove femmine erano tutte consorelle». Una via determinata dall'appartenenza a un quartiere che ha l'obbligo, il piacere, nonché l'onore, di tenere vivo un sentimento e il suo rito. «Siamo di famiglia stampacina dai primi del Novecento». Requisiti questi che hanno predisposto Fabrizio, come un predestinato, verso la presidenza dell'Arciconfraternita. «La nomina l'8 dicembre del 2009, il 15 gennaio, giorno della festa liturgica di sant'Efisio, l'acquisizione della piena autorità», che significa sostanzialmente due cose: prendersi in carico civilmente e penalmente diritti e doveri di chi ha prestato fedeltà e giuramento al Gonfalone ma soprattutto rendere conto a Efis che il patto stretto con gli uomini in terra vada ben oltre il primo maggio, che già di suo è un bell'impegno.
 

LA FEDE È quest'ultima la missione più gravosa: mai e poi mai disperdere la fede. I pilastri risiedono nella passione viscerale che una città, oltre che un'Isola, ha nei confronti del Martire e che Pau conosce e spiega in maniera disarmante. «Il segreto del culto e di tanta devozione? Semplicissimo: Efisio sa ascoltare». Efisio come lo chiamano qui a Stampace, senza inutili prefissi come se fosse uno de su biscinau «perché è fratello e amico. Ed è questo che i cagliaritani percepiscono: parità e intimità». In sostanza ciò che lega i fedeli de su Gloriosu è un sentimento ricambiato di rispetto e amore, non certo di sudditanza davanti a vicari di Dio sussiegosi e magari vendicativi. «Ad esempio, mi capita spesso di stare in questa sala fisicamente da solo. Ma la mia percezione spirituale è sempre di essere in sua compagnia. Insomma, non

mi sento mai abbandonato e in solitudine».
GLI OBBLIGHI Certo, poi, nella gestione quotidiana per un presidente ci sono gli aspetti pratici. Fabrizio spiega che nel diventare l'eletto della Confraternita «non c'è la brama dell'acquisizione di nessun potere. Perché non c'è potere né rientro economico. Semmai molti doveri e l'obbligo della risoluzione di ogni questione». Il sodalizio ha una sorta di consiglio di amministrazione «che noi chiamiamo Banca». E che con la sua presidenza per la prima volta nella storia ultracentenaria «vede fra i banchi anche una donna, Consuelo Fidio», che professò la sua vede in Efisio nel 2001. Un segnale che fa capire il modus operandi di questa presidenza. Mentre racconta, il Primo Guardiano ha il piacere di mostrare gli antichi registri del 1600 (scritti a mano con una grafia commovente), tenuti e sfogliati con la dovuta delicatezza, movimenti che nel linguaggio del corpo svelano il forte attaccamento verso la memoria e la sua difesa. Ma Pau è anche molto lucido e chiaroveggente sulle domande insidiose.
 

IL FUTURO Per giorni i cagliaritani hanno discusso se fosse giusto quanto deciso dal sindaco Zedda: niente tribuna autorità, fine dei privilegi. Chiamati a sondaggio da L'Unione Sarda l'86 per cento dei lettori ha accolto con soddisfazione la scelta. E il custode della tradizione che ne pensa? «Sant'Efisio sarà contentissimo lo stesso. Anzi sarà più felice nel passare davanti al palazzo municipale e vederlo sgombero. Potrà ammirare in questa maniera tutta la bellezza e imponenza di un edificio costruito nei primo del Novecento. Ora, è chiaro a tutti che viviamo tempi in cui la nostra società affronta una situazione economica di grande disagio. Se dunque i soldi risparmiati dall'amministrazione comunale nel non realizzare la tribuna saranno utilizzati per far fronte a ben altre emergenze, anche io sarò felicissimo».
 

LA VERA FESTA Fabrizio Pau nelle sue parole non porta con sé i caratteri della intemperanza di un rione i cui abitanti (non a caso) dal resto della città furono ribattezzati cuccurus cottus , teste calde. Però svela una diplomazia pungente. «Sono sicuro che i signori consiglieri comunali e tutte le autorità, con le rispettive signore, troveranno in tutta la manifestazione dei momenti esaltanti, oltre al passaggio dei costumi sardi, nella visita delle carceri, nel vedere ciò che accade qui in piazzetta tra una messa e l'altra, magari nel piazzale dei Salesiani dove si raduno i gruppi in arrivo da tutta la Sardegna oppure davanti alla chiesa di santa Restituta dove vengono portati i cavalli in attesa di essere montati dalla Guardianìa e dove viene addobbato il giogo destinato al traino del cocchio. Insomma, la sagra di sant'Efisio non è sedersi sugli spalti e vedere solo lo sfilare dei costumi».
Parola del Primo Guardiano in un pomeriggio di primavera mentre l'aria è dolce e l'organetto riprende a suonare.
Francesco Abate