Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cantiere in via dei Falconi, tutti assolti

Fonte: L'Unione Sarda
28 marzo 2012

Il costruttore Cocco e il dirigente comunale Mossa non violarono il Ppr


Tutti assolti: il fatto non sussiste. Non furono commessi abusi edilizi e non fu compilato alcun atto falso nella costruzione di un edificio in via dei Falconi. Il costruttore Raimondo Cocco, i progettisti Fabio Angius e Gianluca Pilia, l'ex dirigente del servizio Edilizia privata del comune Mario Mossa sono stati scagionati da tutte le accuse. Il Tribunale ha accolto integralmente le tesi degli avvocati Agostinangelo Marras, Mariano Delogu e Benedetto Ballero disattendendo la ricostruzione del pubblico ministero che aveva chiesto la condanna a nove mesi per Angius, Pilia e Cocco, tre mesi per Mossa.
La vicenda ruota attorno alle norme di salvaguardia del piano paesaggistico regionale che vietavano nuove costruzioni entro i cento metri dai cosiddetti beni identitari. Secondo l'accusa un palazzo di sei piani che l'impresa Cocco e Puddu stava realizzando cinque anni fa in via dei Falconi avrebbe violato quelle prescrizioni. Dopo i primi stop imposti in altri cantieri per motivi analoghi dalla magistratura, il Comune era intervenuto con la revoca della concessione edilizia.
Questo non aveva impedito che l'amministratore della ditta Costruzioni Cocco e Puddu, i due ingegneri e il dirigente finissero sotto processo con l'accusa di aver realizzato gli scavi di sbancamento finalizzati alla costruzione di un edificio su sei livelli nella via dei Falconi sulla base di una concessione edilizia illegittima. Secondo l'accusa non sarebbero state rispettate le disposizioni del piano paesistico regionale che non consentiva nuove costruzioni nelle aree sottoposte a misure di salvaguardia. La concessione è stata rilasciata in base a una dichiarazione sostitutiva di atto notorio resa materialmente da Angius e Pilia il 3 aprile 2007.
Secondo l'accusa era stata attestata falsamente la distanza del cantiere a oltre cento metri da una fortificazione militare risalente alla seconda guerra mondiale. Mossa aveva rilasciato la concessione «senza verificare, o comunque senza predisporre la verifica da parte del suo ufficio, che l'area del cantiere ricadeva nella fascia di centro metri dai siti vincolati dal ppr». Si sarebbe dunque «limitato a pretendere la presentazione di una dichiarazione sostitutiva di atto notorio». E ancora: costruttore, progettisti e dirigente comunale avrebbero avviato le opere con lo scavo di sbancamento nella zona vincolata senza il nulla osta dell'ufficio tutela del paesaggio della Regione.
Ma il Tribunale non ha seguito la ricostruzione del pm e ha assolto tutti gli imputati con la formula più ampia: il fatto non sussiste.