Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Allarme per la tassa sulla casa

Fonte: La Nuova Sardegna
27 marzo 2012

L’Imu (ex Ici) penalizzerà soprattutto i meno abbienti



L’aliquota per il primo alloggio sarà superiore al quattro per mille, arriverà al 10,6 per quelli sfitti

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. La coperta del bilancio è corta e da qualunque parte la si rigiri, si resta sempre scoperti. L’obiettivo del Comune è quello di non penalizzare i servizi sociali essenziali. Di certo, però, l’Imu (la vecchia Ici) colpirà tutti.
Il piatto delle casse comunali piange di circa trentadue milioni di euro, ma secondo altre stime la somma arriverebbe a oltre quaranta. Per i Comuni la manovra del governo di Roma prevede cinque miliardi in meno. Poi ci sono i nuovi vincoli del patto di stabilità. «In pratica noi avremo in cassa dei soldi che non potremo spendere - precisa Enrico Lobina, Federazione di sinistra, della commissione comunale al Bilancio - e la cifra si aggira attonro ai trenta milioni». Per questo «si sta chiedendo alla Giunta di essere più ferma verso l’esecutivo guidato da Mario Monti: poter sforare sul patto di stabilità». Richiesta avanzata anche dall’Anci.
Uno dei tasti più dolenti è rappresentato l’Imu. In precedenza l’amministrazione municipale ricavava circa ventitre milioni dall’Ici delle seconde case, la cui aliquota era a poco più del sei per mille. Ora, invece, viene precisato dall’assessorato comunale al Bilancio, circa la stessa cifra dovrà essere versata a Roma. Questo vuol dire che l’aliquota per questo tipo di tassa dovrà per forza essere aumentata (il massimo possibile è di 10,6 per mille). E così sarà. Nello stesso tempo va ricordato che sino all’anno passato, lo Stato centrale versava al Comune dodici milioni come «risarcimento» per l’eliminazione dell’Ici per il primo alloggio. Inutile dire che ora questi soldi non ci saranno più. Quindi, conti alla mano, l’amministrazione si troverà con ventitre milioni più dodici in meno: trentacinque.
L’obiettivo dell’esecutivo è di portare al massimo il tributo sulle case sfitte e ridurre di qualche punto per le altre. Ma i conti non tornano: se infatti si imponesse l’aliqua massima per le seconde case, si arriverebbe - secondo proiezioni comunali - a 41 milioni e ottocentomila euro, insufficiente.
In precedenza l’aliquota della prima casa era del 4,5 per mille. Se oggi la si imponesse al quattro, l’amministrazione incasserebbe poco più di quindici milioni; al sei si arriverebbe a ventisette; mentre al due a tre milioni e 800mila. Detta in soldoni: se per la prima si mettesse l’aliquota più bassa (al due) e quella più alta per la seconda, vi sarebbe un margine di dieci milioni tolti quelli da dare allo Stato centrale e quelli non ricevuti. Il che vorrebbe dire perdere circa ventitre milioni in rapporto agli incassi Ici precedenti.
In questo quadro è ovvio che l’aliquota non potrà essere più bassa del quattro per mille e, forse, aumentata. «La coperta è corta - sottolinea Claudio Cugusi, Pd, presidente della commissione comunale al Bilancio - per questo dovremo puntare soal recupero dell’evasione sui tributi locali».