Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

MIGLIAIA IN FILA CON IL FAI PER SALVARE DALLE RUSPE LA NECROPOLI DI TUVIXEDDU

Fonte: La Nuova Sardegna
26 marzo 2012

 
CAGLIARI.

 
LA GIORNATA DI PRIMAVERA

  Record di presenze per la 20ª edizione organizzata dal Fondo per l’ambiente          

MAURO LISSIA

CAGLIARI. In Italia sono stati 600mila a visitare i monumenti aperti, a Cagliari erano migliaia in coda dalla mattina al pomeriggio per visitare l’area archeologica punico-romana di Tuvixeddu, una folla mai vista all’ingresso di via Falzarego a confermare che quasi vent’anni di informazione, l’impegno incessante delle associazioni e l’intuizione del governo Soru hanno risvegliato la sensibilità dei cagliaritani verso un bene storico-culturale di valore immenso. Aperta altre volte grazie a iniziative isolate, la necropoli ha incassato l’interesse del Fai - il Fondo per l’ambiente italiano - e il risultato è andato oltre le attese. Seguiti con gentilezza dai volontari e guidati dai ragazzi della scuola media Foscolo, i visitatori hanno attraversato la necropoli fermandosi a osservare le tombe a pozzo, il buio profondo nascosto dalle rocce scavate millenni fa, le sepolture geometriche che ancora conservano i segni degli attrezzi usati dagli antichi abitatori della città per tracciarle nella pietra. Confusi tra la folla dopo aver atteso il proprio turno d’ingresso il sindaco Massimo Zedda e l’assessore comunale all’urbanistica Paolo Frau, gli amministratori cui le vittorie giudiziarie della Regione e delle associazioni hanno consegnato il futuro di un sito archeologico tra i più importanti del Mediterraneo. Attorno a loro famiglie intere col cane al seguito, moltissimi ragazzi fianco a fianco con anziani, una comunità curiosa che si è ritrovata a specchiarsi con sano interesse nelle testimonianze del proprio passato remoto, minacciate ma finalmente salve.
Il percorso era inevitabilmente limitato: un sentiero ben distinto dall’area dei lavori in corso e soprattutto lontano dalla zona privata, quella dove grazie a un accordo firmato dodici anni fa con Regione e Comune il costruttore Gualtiero Cualbu avrebbe dovuto realizzare un quartiere residenziale a ridosso dell’area cimiteriale. Prima il piano paesaggistico regionale e poi il Consiglio di Stato hanno fermato il progetto immobiliare. Tra processi penali, arbitrati e ricorsi amministrativi Tuvixeddu è un caso che ha scavalcato i confini nazionali, dove l’idea di considerare il colle come fosse una qualsiasi area edificabile ha sollevato sorpresa e sdegno ancor più che da noi. Un’idea che a vedere l’interesse riscosso ieri dall’offerta di una visita alla necropoli, appare semplicemente folle.
Ma non è questa la sola follia che riguarda Tuvixeddu: ieri molti visitatori si chiedevano quale fosse la funzione delle gigantesche fioriere-muraglia progettate e realizzate all’interno del parco archeologico dall’amministrazione comunale di Emilio Floris - c’è un processo in corso con cinque imputati, tra cui due funzionari comunali e un’archeologa della sovrintendenza - sulle quali appena tre giorni fa ha espresso il proprio dissenso l’archeologo dei Fenici Piero Bartoloni. Zedda ha annunciato che saranno eliminate, per adesso sono ancora là e perchè scompaiano forse dovrà essere approvato un nuovo progetto. Se il giovane sindaco di Sel riuscirà nell’impresa di salvare l’area delle tombe dai riporti di terra, dai gradoni invasivi, dalle mura di pietre e dagli altri manufatti usciti dalla fantasia dei tecnici comunali ai tempi della vecchia giunta, i cagliaritani dovranno essergli grati. Perchè ricondotto al suo stato naturale, Tuvixeddu è un paesaggio storico bellissimo. Certo i danni arrecati dalla cornice di palazzacci che sta intorno al colle, dalle torri volgari di Santa Gilla e dagli edifici ignobili eretti tra gli anni Settanta fino al Duemila, ormai sono irreparabili. I visitatori di ieri non hanno potuto vedere le tombe massacrate, l’area sepolcrale interrotta, i reperti cancellati dai mattoni. Ma quanto è rimasto è comunque un bene fondamentale che i cagliaritani sono riusciti a proteggere fino ad oggi dalla furia degli amministratori, innamorati delle betoniere: il successo della manifestazione del Fai lo dimostra una volta di più ed è la conferma di quanto sia vivo l’interesse per la storia e la cultura in una città capace di sopravvivere alle insipienze della politica.

(m.l)