Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«In Italia democrazia sospesa»

Fonte: L'Unione Sarda
15 marzo 2012

L'ex presidente della Camera Bertinotti oggi a Cagliari per un dibattito con Zedda
 

Le tasse, il governo Monti, la sinistra e il berlusconismo
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Fausto Bertinotti, 72 anni (ben portati) da compiere la settimana prossima, ex presidente della Camera e padre nobile, ormai a riposo, della sinistra che non c'è. Assente dal Parlamento ma di nuovo in vena di lotte. Oggi sarà a Cagliari (appuntamento all'hotel Mediterraneo alle 17.30) per una tavola rotonda col sindaco Massimo Zedda e Sergio Nuvoli, Lilli Pruna e Claudia Zucca.
Si parlerà di sospensione della democrazia e dei diritti. Una tesi che Bertinotti ha già spiegato nel suo editoriale sull'ultimo numero di “Alternative per il socialismo”, rivista da lui diretta.
In Italia la democrazia è sospesa?
«Si impone in tutta Europa una discussione su una democrazia che una ristretta élite vorrebbe superare. La Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale, la Commissione Ue: una borghesia per niente illuminata e non eletta, che ha deciso di mettere l'intero continente sotto tutela. Francia e Germania ci hanno imposto la linea dell'austerità e nessuno dice nulla. La cosa peggiore è che lo facciano senza consultare gli elettori. Non è che la tecnocrazia ha paura delle elezioni?».
Cosa vede dietro l'angolo?
«Non può esserci niente di positivo quando una conquista di civiltà come la democrazia viene sospesa. Ci vogliono convincere che le scelte operate in questi mesi siano state ineluttabili. È una colossale bugia».
Non condivide nessuna delle misure del governo Monti?
«Esatto, nessuna. Dicono che non c'erano alternative eppure sia nelle piazze che nei convegni degli economisti più autorevoli si sente parlare di ricette molto diverse, che evidentemente esistevano. Questa politica di rigore fa crescere disoccupazione e recessione e ci trascina tutti verso il disastro».
Lei cosa avrebbe fatto?
«Avrei messo mano a un gigantesco piano di investimenti pubblici, per far ripartire l'economia. In barba al deficit e alle speculazioni finanziarie».
Se fosse ancora in prima linea, come reagirebbe alla riforma del mercato del lavoro che viene paventata?
«Sarei sulle stesse posizioni della Fiom, che fa scelte condivisibili non solo dal punto di vista sindacale ma anche strategico. Di fronte alla disoccupazione questo governo sceglie di non aumentare la spesa pubblica, di non applicare una vera politica di ridistribuzione e di non investire sui territori, creando competitività. Preferisce prendersela coi salariati, tartassandoli e riducendo il costo del lavoro».
Ma l'articolo 18 è davvero un totem intoccabile?
«Le rispondo con un'altra domanda. In Europa si stava meglio negli anni '60 e '70 o oggi? Per la prima volta nel dopoguerra i figli stanno peggio dei padri. Pensi se il problema è l'articolo 18».
Ha letto quello che dicono Corte di conti e Autorità sulla privacy sui provvedimenti del governo Monti?
«In un Paese che ha un tasso di evasione che offende la moralità pubblica non vedo violazioni se si verificano i conti correnti o si controllano gli utilizzatori di yacht, che spesso dichiarano meno di un metalmeccanico».
Quando il governo tecnico se ne andrà, cosa sopravviverà nella politica italiana?
«Questa politica, se non si rianima, non rinascerà nemmeno dopo la morte del governo. Io ho paura che l'esecutivo non pensi proprio di essere passeggero e che i vecchi schieramenti non torneranno più»
Quale centrosinistra si presenterà alle urne nel 2013?
«Le vecchie alleanze politiche sono ormai morte. Il centrosinistra è irriformabile: servono nuove soggettività e nuovi protagonisti, una nuova casa per quelli che si sentono di sinistra».
Berlusconi e il berlusconismo?
«Il berlusconismo non sopravviverà al suo ideologo. È stato figlio di un tempo ormai finito: la fase dell'individualismo edonistico».
Come segue l'ascesa del sindaco di Cagliari?
«Con molto interesse e simpatia. Penso che il fenomeno Zedda esprima un bisogno di innovazione della politica. La chiave del suo successo è l'unione tra la sua radice di cultura politica con la capacità di interagire con tutta la città».
Cosa farà Bertinotti?
«Il mio è un lavoro politico-culturale perché l'impegno non sia solo funzionale ai ruoli direttivi. Serve creare una scuola che stimoli all'impegno. Io faccio questo».
Anthony Muroni