Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il museo dimenticato

Fonte: L'Unione Sarda
15 marzo 2012

L'edificio campidanese è un pezzo di storia pirrese: risale al 1857
 

La casa Saddi-Grippo interdetta al pubblico
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Di lei si sono occupati la facoltà di Ingegneria di un'università giapponese, diverse riviste locali e nazionali a carattere turistico-culturale, numerose testate giornalistiche di stampa e tv. Persino le scuole chiedono di poterla visitare. Ma la centralissima casa campidanese Saddi-Grippo rimane a tutt'oggi interdetta al pubblico, facile preda del tempo che, con i suoi agenti, logora ogni cosa.
L'EREDE «Ho più volte sollecitato il Comune affinché ne facesse una casa-museo - spiega uno dei cinque eredi della villa, Marco Grippo, di 66 anni - ma non ho mai ottenuto una risposta diversa dal “non abbiamo soldi”». Così sotto gli occhi dei fratelli e di alcuni visitatori incuriositi dalle bellezze dell'abitazione, la casa campidanese di via Balilla comincia a perdere intonaco e splendore. «Un vero peccato - afferma Grippo - per una casa padronale di queste dimensioni e così ricca di arredamenti e corredi autentici (sono conservati persino giocattoli, un abito da sposa e il secondo televisore comprato a Pirri)».
LA STRUTTURA Il terreno misura mille metri quadri, l'abitazione seicento, più il piano superiore. Superato il viottolo all'ingresso, si scorgono sulla destra sa lolla'e magazinu, su comudu e una cantina, mentre di fronte, oltre sa lolla delimitata da due setzidorisi, si staglia imponente la casa: il piano inferiore è dei nonni, mentre quello superiore fu abitato da genitori, figli e servitù.
LA STORIA Venne fatta costruire nel 1857 da Pietro Saddi, uno dei principali impresari dell'ospedale San Giovanni di Dio: da allora si sono susseguite sei generazioni ma l'identità dell'abitazione è rimasta intatta nel tempo. Fino alla morte della madre dei fratelli Grippo, avvenuta nel '93: da allora la casa è disabitata. «Una volta abbiamo dato disponibilità per allestire una mostra di piante grasse, ma il sogno di nostra madre è sempre stato quello di adibirla a museo affinché rivelasse ai posteri l'identità pirrese: non c'è un solo oggetto, qui dentro, che non sia appartenuto alla mia famiglia».
Senza contare, a detta dei Grippo, il potenziale ritorno economico che il Comune, acquisendola, potrebbe vantare: «L'apertura al pubblico della casa darebbe sicuramente lavoro a diverse persone fra giardinieri, manutentori e guide turistiche».
ÌL BAR Parole di elogio anche al bar Mariuccia, icona dei pirresi: «Le istituzioni dovrebbero conservare questo enorme patrimonio identitario e mostrarlo ai giovani», sentenzia una dipendente. «La casa Saddi-Grippo è parte della nostra cultura».
Michela Seu