Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

In 20mila con una sola richiesta: lavoro

Fonte: La Nuova Sardegna
14 marzo 2012

Da Cagliari un grido di rivolta, la sfida dei sindacati al governo e alla giunta Cappellacci




CAGLIARI. Il suono dei caschi battuti per terra contro il silenzio assordante della politica. La Sardegna delle mille vertenze industriali si ritrova in piazza soltanto quattro mesi dopo l’ultima manifestazione di Cgil-Cisl e Uil. Ventimila persone sfilano nel centro di Cagliari e i metalmeccanici si fermano ancora una volta davanti alla sede del Consiglio regionale, battendo i caschi a terra, quasi a dare la sveglia alla politica silente. Il corteo è lo specchio delle aziende in crisi, un mosaico di malessere, cassintegrazione, rabbia per quello che non è stato.
Si rinnova il consenso straordinario al grido di rabbia dei lavoratori e si rafforza la necessità di elaborare una strategia per lo sviluppo. Lo testimonia il corteo che sfila per le strade di Cagliari e riceve l’adesione di commercianti e artigiani. A differenza di quattro mesi fa ieri ha scioperato il settore industriale e dei servizi a rete, mentre nel novembre del 2011, sessantamila persone in piazza, si trattava di uno sciopero generale. Che significato ha nell’era del governo tecnico, presieduto da Monti, e della Giunta Cappellacci attuare un altro sciopero generale? Enzo Costa, Mario Medde Francesca Ticca, non hanno dubbi: «I problemi della Sardegna si sono ancora più aggravati e il sindacato ha il dovere di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e denunciare le colpe». La tragica urgenza dei problemi è disegnata sul volto dei cassintegrati, di chi rischia di perdere il lavoro, di chi ha un’occupazione precaria. Sul palco, prima del comizio finale del leader della Uil, Luigi Angeletti, parlano nove rappresentanti di altrettante realtà in crisi.
L’industria sarda deve vivere e le soluzioni non sono poi così distanti, dicono i lavoratori. Un esempio? Che cosa servirebbe a Euroallumina per vivere? «Chiediamo una fornitura di olio o il vapore a prezzi accettabili», urla dal palco Enrico Atzeni.
Storie di imprese dal nord al sud dell’isola, aziende spesso utilizzate per accaparrarsi gli incentivi: «E oggi ci sentiamo dire nel nome della globalizzazione che bisogna produrre meno per guadagnare di più», afferma Lorenzo Mocci dell’E.On di Porto Torres. La Sardegna deve ritrovare se stessa, è scritto su un cartello. Cgil, Cisl e Uil dell’isola, unite come ai vecchi tempo del sindacalismo consolidato, un esempio per il resto d’Italia, sono sostenute dal sindacato nazionale; intervengono, infatti, Vincenzo Scudiere e Luigi Sbarra, segretari nazionali di Cgil e Cisl e, infine, Luigi Angeletti: «Chi ci salverà? Non di certo la finanza delle bolle speculative in Borsa ma il lavoro, l’economia reale». Il segretario della Uil parla mentre un gruppo di persone fischia. Il sindacato minimizza: «Qualche fischio, uno sparuto gruppetto di persone». La contestazione, in serata, è rivendicata dal Partito comunista dei lavoratori: «La nostra contestazione contro Angeletti ha avuto un ampio sostegno», si legge in un documento del Pcl, «occorre un salto di qualità nella protesta, i confederali non s’illudano che scroscino gli applausi ai loro comizietti, la gravità della crisi impone una svolta radicale». Cgil, Cisl e Uil della Sardegna preferiscono ricordare che tutte le manifestazioni e anche quella di ieri, che sempre hanno avuto uno strardinario consenso, si sono svolte pacificamente.
Che cosa accadrà ora? La Giunta Cappellacci sembra pronta a riaprire il confronto con i sindacati mentre Cgil, Cisl e Uil dovrebbero informare il presidente della Repubblica dell’andamento della vertenza.