Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il Governo ci ascolti»

Fonte: L'Unione Sarda
14 marzo 2012


In migliaia chiedono occupazione, Cappellacci apre ai sindacati
Fischiato il leader della Uil Angeletti: «Giù le mani dall'articolo 18»
Dopo lo sciopero generale dell'undici novembre, quello che portò in piazza 60 mila sardi, il presidente della Regione non ha mai convocato i sindacati per discutere le loro rivendicazioni. Uno sgarbo inusuale - si rimarcò subito - non tanto a Cgil, Cisl e Uil quanto ai sardi che parteciparono alla manifestazione per testimoniare preoccupazione o disperazione. Ieri l'errore non è stato ripetuto e Ugo Cappellacci tre ore dopo la fine della giornata di protesta che ha visto in piazza 15 mila sardi ha chiesto una ripresa del confronto «con la volontà di individuare le basi sulle quali fondare un'azione comune». I sindacati colgono il segnale: «Bene, ora fissi la data dell'incontro».
I SEGNALI POLITICI In attesa di un riscontro da parte del Governo - cui ieri i sindacati si sono prioritariamente rivolti per chiedere provvedimenti risolutivi della crisi industriale - è questo il dato politico della giornata. Non l'unico. Lo sciopero di ieri è stato diverso dagli altri perché, almeno ufficialmente, non ha avuto nel mirino la Regione. «La crisi è così grave che non ci interessano più le dimissioni del presidente, né individuare i colpevoli», attacca il leader regionale della Cgil Enzo Costa, che, contrariamente al passato, non ha preso la parola, come hanno fatto gli omologhi della Cisl e della Uil. «Ci sono problemi da risolvere subito e c'è un governo tecnico che fa paura perché tenta di ridimensionare gli ammortizzatori sociali nel momento in cui i posti di lavoro si perdono e non se ne creano di nuovi».
FISCHI AD ANGELETTI Inevitabile che l'argomento lavoro sia anche al centro dell'intervento del leader nazionale della Uil Luigi Angeletti, che ha chiuso la giornata parlando dopo i confederali nazionali di Cgil e Cisl Vincenzo Scudiere e Luigi Sbarra. Un intervento quasi interamente coperto dai fischi scroscianti partiti da un gruppo di militanti del Partito comunista dei lavoratori («sei un venduto») e che hanno subito contagiato buona parte della piazza, ad eccezione degli iscritti alla Uil, gli unici rimasti ad ascoltare sino alla fine l'intervento del loro leader nazionale. «Il Governo deve fare una proposta per eliminare le storture che esistono per l'ingresso nel mercato del lavoro, che lo rendono non flessibile ma un fattore di sfruttamento delle persone. Il tempo delle discussioni è finito», dice Angeletti. Il suo intervento, per i sindacati confederali, è stato «particolarmente applaudito».
ZEDDA STAR I fischi, è vero, non possono mettere in secondo piano le ragioni della mobilitazione di migliaia di persone che hanno sacrificato un giorno di stipendio per manifestare. Ma evidenziano un malcontento che ieri - nei giorni della trattativa tra Governo e sindacati - sembrava accomunare i massimi rappresentanti dei sindacati alla “casta” dei politici. Interessante, in questo senso, il parallelo con la popolarità del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, osannato come una star perché, come gli ha riferito una militante della Cgil, «lei è la nostra speranza». E infatti molti, mentre lasciavano la piazza, gli stringevano la mano e scattavano una foto ricordo con lui.
TAVOLO POLITICO I toni dei sindacati e le concilianti dichiarazioni di Cappellacci evidenziano che, ad oggi, la priorità è il dialogo, la coesione. Che si prova a saltare l'ostacolo delle differenze. «I furti per necessità testimoniano che la coesione sociale sta venendo meno», evidenzia Costa. Che nel giorno in cui si insedia il tavolo tecnico con il Governo nazionale per discutere la Vertenza Sardegna, ribadisce, come fanno Medde e Ticca dopo la manifestazione, la necessità di un tavolo politico. E qual è la differenza. «Se non riconoscono che l'insularità è un fattore penalizzante per qualsiasi impresa, che il sistema dei trasporti non funziona, che i costi dell'energia sono eccessivi, che abbiamo la metà delle infrastrutture del resto d'Italia non cresceremo mai», evidenziano i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil. «Ecco, tavolo politico significa andare assieme a Palazzo Chigi - istituzioni, sindacati e imprese - sedersi attorno a un tavolo e dire al Governo: abbiamo il diritto di eliminare questi gap. Altrimenti nessuno investirà più in Sardegna».
Fabio Manca