Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Rimpianto per la vecchia sabbia

Fonte: La Nuova Sardegna
12 marzo 2012

La storia che ha portato a un intervento disastroso




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. A dieci anni dal ripascimento del Poetto, la spiaggia non è più il gioiello di un tempo: colore e granulometria sono diversi. E il mare si sta rimangiando parte della sabbia immessa nel 2002. Ma i cagliaritani non si rassegnano e molti pensano a un intervento, pur molto graduale, che ripristini la vecchia sabbia.
La storia comincia la mattina dell’otto marzo di dieci anni fa: dalla draga Antigoon vennero sparati sulla battigia del Poetto (dalla Prima fermata sino all’ospedale Marino vecchio) 370mila metri cubi di sabbia. Il materiale era stato prelevato in un sito a circa tre miglia dalla spiaggia del Poetto.
L’antefatto. Sino agli anni Settanta del secolo scorso la sabbia del Poetto era stato oggetto di rapina per decenni, anche se si trattava di «rapina» legalizzata visto che c’era l’autorizzazione della Capitaneria. La ricostruzione di Cagliari e lo sviluppo di Quartu si devono ai prelievi fatti dalla spiaggia. Il risultato finale furono due milioni di metri cubi di sabbia portati via e l’erosione della spiaggia.
L’ultima concessione. Nel 1986 decadde anche l’ultima concessione trentennale governativa rilasciata al comune di Cagliari per l’utilizzo della spiaggia. Dopo un lungo contenzioso, con la scusa che c’era un problema di igiene, vennero abbattuti i milleduecento casotti del Poetto. Ma a seguito di quella rimozione e del dibattito che ne seguì venne commissionato e prodotto uno studio che rimarcò la necessità di un intevento di ripascimento e l’eiminazione della strada del lungomare.
Il finanziamento. Nel 1998 furono trovati trenta miliardi di lire (da Regione e Comunità europea) finalizzati a un intervento di recupero del Poetto e alla Provincia fu affidato il compito di predisporre il piano di intervento e di eseguirlo. In rapporto al ripascimento della sabbia in una prima fase il progetto parlava solo di utilizzo di sabbia di cava. L’anno successivo, però e su richiesta di Cagliari, venne inserita la possibilità di utilizzare materiale ricavato dal fondo marino.
Il ripascimento. La giunta di centrodestra guidata da Sandro Balletto, prendendo spunto dalle forti piogge del novembre del 2001 (che aveva accentuato l’erosione) puntò a una soluzione «da protezione civile», con tempi accelerati: dai due anni previsti in precedenza per il ripascimento con sabbia cava, si passò a poche settimane. L’impresa che vinse l’appalto per i lavori - la Mantovani - presentò un ribasso del quaranta per cento.
La sabbia scura. Il risultato sconcertò i cagliaritani: sabbia «grigio topo» venne detto e granulometria grossolana. I ricercatori che affiancavano le decisioni della Provincia dissero che la sabbia col tempo (tramite l’ossigenazione) sarebbe ridiventata bianca; e che con la forza meccanica delle onde la granulometria più consistente (sassi e pietrisco) sarebbe finita nella parte più bassa dello scheletro della sabbia, mentre i settori fini sarebbero restati in superficie. Ma col tempo il colore restò sempre molto più scuro del precedente e la granulometria più grossolana e, in più, l’acqua non è stata più cristallina come un tempo. Assieme alla sabbia «sparata» sulla battigia c’era anche moltissimo limo che ha creato l’effetto gassosa (salvo che nelle giornate di forte maestrale).
L’ecosistema. Se si considera che la spiaggia del Poetto era considerata un gioiello unico nel suo genere (quasi bianca, finissima e soffice), il fallimento è stato totale. Come mai? Il sito marino scelto per il prelievo non era il più adatto e le valutazioni per il tipo di ripascimento scelto non tenevano conto che il Poetto si trova in un ambiente molto riparato e non di fronte all’oceano dove la forza delle onde è decisamente maggiore. Il resto è storia giudiziaria: si è arrivati alla prescrizione dei reati, mentre è ancora pendente l’ultimo grado del procedimento avviato dalla Corte dei conti nei confronti di coloro che a vario titolo avevano partecipato al ripascimento e che nel 2009 erano stati condannati al risarcimento di quattro milioni di euro.