Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci: «In trincea siamo sempre più soli»

Fonte: La Nuova Sardegna
8 marzo 2012



Contro l’Imu in agricoltura c’è chi invoca subito la disobbedienza civile




CAGLIARI. Nella tempesta ci sono loro, i sindaci. Ancora resistenti a tutto e a tutti. Allo Stato, che taglia i trasferimenti e vuole trasformali in esattori conto terzi, e al malessere sociale in aumento tanto da sfociare in reazioni inconsulte, dalle lettere minatorie al vandalismo, proprio contro di loro, gli amministratori locali. Ieri, a Cagliari, l’Anci Sardegna - l’associazione dei Comuni - ha lanciato un altro grido d’allarme: «Non lasciateci più soli». Soli a fronteggiare gli effetti della nuova imposta municipale, l’Imu, che in agricoltura potrebbe dare il colpo di grazia a un’economia già traballante nei piccoli comuni. Sono isolati e abbandonati anche quando ormai non sanno più come soddisfare la crescente fame di servizi sociali - sono sempre meno, dopo il crollo delle entrate - e nella loro difesa caparbia e coraggiosa della democrazia. È una difesa sempre più difficile - ha detto il presidente Cristiano Erriu - dopo aver messo uno dopo l’altro gli ultimi attentati a Ilbono, Assemini, Monserrato, Tempio, Irgoli, Galtellì e Monti. «Noi - sono state le parole di Erriu - rappresentiamo lo Stato ed è per questo che il Governo e la Regione non possono più girare la faccia davanti ai sindaci».
Il caso Imu. Sostenuti dalla protesta delle associazioni agricole, Coldiretti, Copagri, Confagricoltura e Cia, i sindaci sanno bene che le recenti norme sulla fiscalità agricola - è l’Imu sui terreni e i fabbricati aziendali - rischia di polverizzare quel poco rimasto dello «scheletro economico» dell’isola. Soprattutto nessun amministratore locale vuole essere l’ultimo boia, nell’imporre altre gabelle, di una comunità in perenne sofferenza. Il sindaco di Sarule, Antonio Gaia, ha proposto con forza la «disobbedienza civile contro questa tassa immorale e ingiusta», mentre quello di Laconi, Paolo Pisu, ha spronato l’Anci a non «chinare la testa». Soprattutto «a non cadere nella trappola dell’arbitrarietà scaricata dal Governo sulle amministrazioni, che potranno scegliere fra tariffe minime e massime», perché «provocherebbe pericolose sperequazioni tra le aziende a seconda del comune cui appartengono» e perché «lo Stato ha già fatto sapere che più bassa sarà l’Imu, minori saranno i trasferimenti: è un ricatto». Nicolino Deplano, sindaco di Ussassai, è stato perentorio: «Roma o Cagliari non possono costringerci a stare sempre in trincea». Alla fine del dibattito, l’assemblea ha votato all’unanimità un documento in cui auspica «una modifica dell’imposta agricola» e invita «il Consiglio regionale ad approvare misure compensative per sostenere i comuni che sceglieranno la tariffa più bassa».
Il caso sicurezza. L’allarme è sempre più forte. Gli attentati, ormai quotidiani, hanno messo a dura prova le certezze di alcuni amministratori. Il rischio defezione c’è: alcuni sindaci nel mirino non sono più disposti a mette in pericolo «la serenità delle famiglie». Il presidente Erriu è stato duro con le istituzioni: «Quello che fanno non basta ancora. Pretendiamo un loro maggiore impegno nella prevenzione e nella difesa dei diritti». Dalla Regione l’Anci vuole «un piano strategico per fronteggiare il disagio sociale» e dallo Stato «soluzioni immediate contro le ingiustizie». (ua)