Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Pdl: «Torniamo tra la gente»

Fonte: La Nuova Sardegna
7 marzo 2012

Parla il nuovo coordinatore cittadino del partito, il consigliere comunale Stefano Schirru



Il trionfo di Zedda brucia: «Ma abbiamo capito la lezione»




CAGLIARI. Eletto a furor di popolo, almeno di quello che si è presentato alla Fiera, per scegliere i dirigenti locali del Pdl. Ha spalle forti, e un coraggio non da poco il nuovo coordinatore cittadino del partito di Berlusconi. Deve rimettere in piedi una macchina da voti che ha perso molto splendore. Dalla sua ha una carta non da poco. A Cagliari, quest’anno, non vi sarà alcuna elezione.
Il nuovo coordinatore cittadino è Stefano Schirru, 31 anni, da dieci anni in politica, consulente d’impresa, precario in un ente regionale; consigliere comunale e vicecapogruppo del suo partito. La settimana scorsa alla Fiera ha ricevuto baci e abbracci di tutti i cosiddetti leader del partito, quelli che un tempo muovevano voti e volti e che adesso cercano di sopravvivere allo tsunami che ha travolto il centro-destra. Un viatico che però non pesa al giovane coordinatore: «Semmai mi gratifica, allo stesso modo come mi rafforza il sostegno della base. Non mi sento un incoscente - dice Schirru - piuttosto voglio assumermi la responsabilità per far tornare il partito tra la gente. Nel passato occupavamo le piazze, eravamo attenti a cogliere i fermenti della società e a convogliarli in una sana voglia di cambiamento. Adesso dobbiamo rispettare i nostri elettori, quelli che ci chiedono di ascoltare di più, di non chiuderci nelle ovattate stanze dei palazzi, di capire cosa non va e di dare risposte chiare e forti». L’elezione di Schirru è anche la naturale conclusione di una vittoriosa sconfitta, quella del suo partito alle comunali; sostegno elevato al primo turno, nessun riscontro al ballottaggio. «Eravamo visibili e riconosciuti, ma c’era un problema di coalizione. Il centro-sinistra ha avuto il coraggio di chiedere alla propria base e di scegliere innovando, noi ci siamo chiusi in noi stessi. Le primarie? Un metodo democratico, che va sempre applicato, senza paura. È chiaro che se i candidati sono sempre i soliti noti, il rischio è che gli avversari si impongano senza problemi». Schirru pensa a limiti temporali, di una decina d’anni, per ogni assemblea elettiva; un periodo che può allungarsi ma che assicura comunque la mobilità tra gli eletti. «Ma tutto ciò non si può imporre meccanicamente, altrimenti, come è accaduto a tutti i partiti, anche a noi, si mandano avanti giovani che hanno dalla loro solo l’anagrafe». Niente nomi, per carità. Schirru è giovane ma abbastanza scafato per sapere che solo coinvolgendo tutti, capibastone e leader decaduti, neoiscritti e vecchi militati potrà tenere a bada uno scafo negli ultimi anni ingovernabile, come sa bene Emilio Floris. E il miglior collante per un partito con molti cerotti, è una sana opposizione alla giunta Zedda. «Noi abbiamo una visione della città, loro no. Abbiamo progetti per i prossimi venti anni, sapevamo cosa fare, a cominciare dal parcheggio sotterraneo in via Roma improvvidamente cancellato. Questa giunta non ha ancora portato in consiglio una sola delibera che disegni la Cagliari dei prossimi anni; sono solo atti basati sul quotidiano, senza ampio respiro, su variazioni di bilancio, su debiti fuori bilancio, su modifiche di poco conto al Puc. Ci aspettiamo altro da chi ha l’obbligo di governare». Schirru non ha paura nel citare due punti dolenti della città-che-non-va: il Poetto e l’Anfiteatro. Ammette che questi due problemi sono figli del passato, quando a governare c’era il centro destra e lui sedeva in consiglio comunale, ma preferisce guardare avanti, quasi a voler rimuovere le macerie, materiali e politiche che le vicende dell’Anfiteatro e del Poetto hanno lasciato nel corso degli anni. «Zedda ci dica una volta per tutte che vuol fare del monumento e della spiaggia. E lo faccia, se ne è capace». L’assenza di elezioni per tutto il 2012 assicura a Schirru un periodo di tregua nella costruzione del nuovo partito. Perchè questo è il suo compito: ricreare il Pdl, o come si chiamerà, andando oltre i signori delle tessere e i notabili, «ascoltando tutti e arrivando sempre a una sintesi delle diverse sensibilità». Frase da perfetto democristiano. E di questi tempi non è per nulla un insulto.(g.cen.)