Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«I gabbioni? Una scelta nostra»

Fonte: La Nuova Sardegna
29 settembre 2008

DOMENICA, 28 SETTEMBRE 2008

Pagina 1 - Cagliari

La sovrintendenza archeologica si difende dall’accusa di non aver vigilato sul sito di Tuvixeddu


Martedì i tecnici dei Beni culturali dal ministro Bondi




MAURO LISSIA

CAGLIARI. E’ stata la sovrintendenza archeologica a chiedere al Comune la costruzione delle muraglie di pietre destinate a delimitare l’area della necropoli di Tuvixeddu, quelle che lo scrittore Giorgio Todde ha ribatezzato ziqqurat, per le quali la Procura della Repubblica ha messo sotto sequestro il cantiere e iscritto al registro degli indagati un dirigente della divisione edilizia e il capocantiere comunale. Il progetto esecutivo prevedeva strutture molto più piccole e leggere, ma infossate nel terreno e quindi pericolose per gli scavi in corso. Quelle realizzate sono enormi ma possono essere rimosse senza provocare danni. Il chiarimento è arrivato dalla sovrintendente ad interim Fulvia Lo Schiavo nel corso di una conferenza stampa sul caso Tuvixeddu, organizzata anche per presentare la mostra temporanea sull’area sepolcrale punico-romana allestita alla cittadella dei musei: «La decisione è nostra - ha detto l’archeologa - l’errore è stato di mettere in piedi i gabbioni senza prima modificare il progetto. Ma questo non significa che difendiamo la scelta, se i gabbioni non piacciono si possono eliminare o trasferire altrove. In ogni caso - ha detto ancora Fulvia Lo Schiavo - le strutture sono state utili per proteggere le tombe che le fioriere progettate avrebbero danneggiato».
Le immagini ormai diffusissime della necropoli dimostrano però che almeno una sepoltura è stata spezzata dalla linea della muraglia, mentre altre tombe scavate si trovano al di là del perimetro: «Le strutture dovevano servire semplicemente da recinzione» ha aggiunto Donatella Salvi, l’archeologa responsabile del monitoraggio sul cantiere del parco archeologico. Nessuno però è stato in grado di spiegare che cosa dovessero recintare, visto che gli scavi hanno dimostrato come l’area delle sepolture sia più estesa dei confini arbitrari entro cui è stata costretta.
LE COMPETENZE. Finita spesso sul banco degli imputati causa la sequenza ormai storica di scempi che ha devastato il paesaggio dei colli, per la sovrintendenza archeologica quella di ieri è stata la giornata dei chiarimenti. Fulvia Lo Schiavo - che solo da pochi mesi ha preso il posto di Vincenzo Santoni - ha chiamato fuori il proprio ufficio dalla battaglia in corso su Tuvixeddu: «La nostra funzione è di tutelare le cose e di stabilire se quanto viene trovato d’interesse archeologico debba restare dov’è o possa essere spostato». Le questioni paesaggistiche, urbanistiche e giuridiche non sono di nostra competenza.
SCAVI INSUFFICIENTI. Ma una cosa è certa e da Fulvia Lo Schiavo è arrivata la conferma ufficiale: «L’intera necropoli è stata scavata pochissimo, conosciamo solo una minima parte del sito». Manca però qualsiasi indizio se non il buon senso a certificare la presenza di sepolture nell’area dove Nuova Iniziative Coimpresa si appresta a costruire: «Possiamo dire che nella parte sbancata non c’è nulla - ha avvertito Donatella Salvi - o almeno finora non abbiamo trovato nulla. Se qualcosa salterà fuori interverremo».
LE TOMBE SPARITE. Resta l’interrogativo sulle 431 tombe cancellate nell’area del villino Serra: l’archeologa Salvi ha spiegato la differenze tra le sepolture scavate nella roccia e nel terreno, ha citato il problema della stratificazione e della numerazione conseguente. E’ certo, pur fra le complesse argomentazioni tecniche, che la serie di costruzioni ha danneggiato il bene archeologico. Non è certo, malgrado i documenti e le date dei documenti, se dopo la firma dell’accordo di programma dell’agosto 2000 col quale è stato dato il via libera finale ai costruttori privati la situazione complessiva degli scavi a Tuvixeddu sia da considerarsi modificata. Un dato indispensabile, perchè nuovi ritrovamenti giustificherebbero il vincolo per notevole interesse pubblico basato sul Codice Urbani e ancora prima un intervento diretto da parte del Ministero dei Beni culturali.
DAL MINISTRO. Tema caldissimo, quest’ultimo: martedì prossimo il ministro Sandro Bondi metterà attorno al suo tavolo il direttore regionale dei Beni Culturali Elio Garzillo, la sovrintendente archeologica Lo Schiavo e il neo-sovrintendente all’architettura e paesaggio Gabriele Tola. Loro, i tecnici e non i politici, dovranno indicare al ministro le strade più corrette da seguire per la necropoli: il vincolo imposto dallo Stato, che metterebbe la parola fine al braccio di ferro tra la Regione e la strana coppia comune di Cagliari-Coimpresa? Nuove indagini scientifiche sull’area? La revisione dell’accordo di programma, così come consente il Codice Urbani e come il Consiglio di Stato sembra suggerire nella sentenza di luglio? «Io sono in prima linea per uno studio di valutazione complessiva sui colli» ha avvertito Fulvia Lo Schiavo, candidando il proprio ufficio a fare la propria parte per quanto riguarda il sito archeologico.
I NULLAOSTA. La sovrintendenza al paesaggio la sua parte l’ha già fatta bocciando gli ultimi due nullosta concessi dal Comune a Coimpresa in base a motivazioni tombali. Infine la direzione dei beni culturali, il cui responsabile Elio Garzillo appare fra i meno felici delle vittorie giudiziarie finora incamerate da Comune e Coimpresa. Ieri a un consigliere di circoscrizione che sollecitava l’apertura del parco archeologico e la fine della vertenza giudiziaria, Garzillo ha rivolto parole caustiche: «Mi compiaccio con lei, che nel territorio della sua circoscrizione avrà presto un milione di metri cubi in più di cemento fra Coimpresa, i Fenicotteri e altri interventi in programma. E’ come se venisse costruito un paese grande due volte Pula».