Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

TEATRO DEL’ARCO «Dopo 30 anni ci hanno sfrattati»

Fonte: Sardegna Quotidiano
5 marzo 2012

 

Dopo 28 anni, il Teatro dell’Arco di via Portoscalas cambia gestione. Il centro di intervento teatrale Il Crogiuolo, realtà che ha dato il via al teatro stesso, ha deciso di non partecipare al bando di gara dell’Agenzia del Demanio cittadina. Il bando impegnava il vincitore a provvedere al completamento dei lavori di ristrutturazione della struttura, circa 200.000 euro, iniziati nel 2003 dalla Soprintendenza ai Beni culturali e interrotti nel 2006. Una spesa insostenibile per attori e artisti che, negli ultimi nove anni hanno continuato a esibirsi in altri teatri cittadini, come l’Alkestis e il Sant ’Eulalia. Così, il nuovo gestore è l’imprenditore Massimo Matzei, unico partecipante al bando. Indignazione mista a incredulità, questi i sentimenti di Mario Faticoni, direttore della compagnia Il Crogiuolo che parla di «storia vergognosa» e spia di «un malessere che attraversa il settore della cultura ed è il sintomo di una politica che mira a far fruttare i beni demaniali a scapito della cultura stessa». Una vita, la sua, trascorsa sempre nel mondo dello spettacolo e della cultura: nonostante una laurea in giurisprudenza, Faticoni ha frequentato ambienti ben diversi da un’aula di tribunale. Attore, regista e cantante, ha insegnato arte scenica per ventitré anni al Conservatorio, per quattro anni è stato giornalista professionista a “Tutto Quotidiano” e ha pubblicato tre libri.

Durante la conferenza stampa con la quale annuncia la chiusura dell’esperienza del Teatro dell’Arco, Faticoni vuole subito puntualizzare un aspetto. «Faccio i migliori auguri al nuovo gestore del teatro, ma lo diffido fermamente dall’utilizzare la denominazione Teatro dell’Arco, perché è protetta da un marchio depositato». Faticoni prosegue il suo intervento affermando che si è trovato spiazzato per come è stato strutturato il bando. «Dopo tanti anni, speravamo che il Demanio ci facesse un contratto di locazione, in modo che potessimo pian piano ristrutturare il teatro ma senza pagare l’affitto mensile. Da cinque anni il mondo della cultura sta subendo dei tagli molto gravi, si fatica ancora a comprendere che la missione della cultura non è produrre soldi ma conoscenza e bellezza », conclude. Parole, quelle di Faticoni, confermate e integrate da Rita Atzeri, attrice e socia della compagnia. «Noi risvegliamo il senso critico, siamo un’impresa culturale da sostenere, invece ci stanno affossando. Ci spieghino se siamo una risorsa o un cancro», polemizza la Atzeri, «poche settimane fa abbiamo incontrato l’as sessore comunale alla Cultura, Enrica Puggioni, che ci promise un interessamento anche da parte del sindaco. Ma non è stato fatto nulla. Il teatro è di proprietà dello Stato, questo è vero, ma quali sono le linee politiche della città per la cultura? Auspicavamo almeno un segno di solidarietà.

Nel 2011 abbiamo ricevuto finanziamenti pubblici per 140.000 euro, ma la cifra varia ogni anno». «Nel bando è stato calcolato che il teatro può lavorare 360 giorni all’anno con il tutto esaurito, «ma la crisi», termina la Atzeri «non permette di rientrare nelle spese per l’allestimento di uno spettacolo, e non potremmo certo aumentare il costo dei biglietti». La storia legata al Teatro dell’Arco comincia nel 1983: Faticoni riesce ad averlo in subconcessione dai Padri Gesuiti. Da un teatrino parrocchiale, i locali si trasformano in un vero e proprio centro teatrale. Nel 1992 i Gesuiti vogliono sfrattare la compagnia. L’allora sindaco Roberto Dal Cortivo, decide di inviare una lettera all’Intendenza di finanza, chiedendo la concessione del teatro. Concessione negata, ma grazie alle pressioni del sindaco, i Gesuiti cambiano idea, consentendo la ripresa delle attività teatrali. Nel 1996, il mancato rinnovo della concessione dei locali da parte dello Stato ai Gesuiti spinge Faticoni a chiedere il passaggio del bene alla Regione e la concessione esclusiva teatrale. Dopo due anni, un ulteriore rinnovo calmava le acque, fino al 2003, momento dell’inizio dei lavori della Soprintendenza ai beni culturali. Al Teatro dell’Arco sono avvenute prime nazionali di Harold Pinter e Natalia Ginzburg. È qui che ha tenuto una conferenza Josef Svoboda, con i suoi bozzetti esposti alla cittadella dei musei in anteprima nazionale. Ha cominciato il suo magistero artistico Rino Sudano ed è andata in scena la poesia di Giovanni Dettori, oltre al sodalizio tra Tino Petilli e lo stesso Mario Faticoni, che ha portato a tanti pienoni di pubblico. Paolo Rapeanu