Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Elio Germano nel buio assurdo del genio Céline

Fonte: L'Unione Sarda
1 marzo 2012

Il reading-concerto

È difficile, quando ci si imbatte in Céline, scordarsi della lettera pubblicata la scorsa estate dalla rivista “Satisfiction”, indirizzata dal romanziere all'amico Henri Poulain. Céline dipingeva una Francia rovinata da ebrei, ibridi, negri, e auspicava, per la salvezza del Paese, una divisione: a sud gli zazou, a nord i celti. Sembra impossibile che uno degli scrittori più geniali del Novecento possa aver formulato pensieri così ripugnanti, seppur veicolati da magnifica prosa. Lui, medico condotto nei quartieri popolari di Parigi, autore del “Viaggio al termine della notte”, in gran parte autobiografico nella figura del protagonista (il medico Bardamu) e nella sua visione disperata e sarcastica della vita.
Testo a cui Elio Germano, il compositore-chitarrista Teho Teardo e la violoncellista Martina Bertoni rendono visita con un reading-concerto al Massimo di Cagliari. Introdotta da un dialogo sonoro che si snoda attraverso un empatico gioco di relazioni, ora accarezzato dall'elettronica, ora intensamente melodico, ora energico o cameristico, la voce di Germano sprofonda nell'abisso della miseria umana. In una scena dominata per lo più dal buio, seduto dietro un tavolo su cui poggia un abat-jour che si accende e si spegne dando il via alla parola, l'attore romano parla del viaggio e della sua forza (“Viaggiare è proprio utile, fa volare l'immaginazione”), di uomini, bestie, città, cose, della guerra e della sua stupidità, di razza, di soldatini “a gratis”, eroi e scimmiette, follia, giovinezza, dell'amore considerato “l'infinito abbassato al livello dei barboncini”, alternando un microfono sistemato in un'asta alla quale si aggrappa come fosse un maudit del rock, a un altro sul tavolo, utilizzato per cambi di passo nella narrazione. La musica, varia e multidirezionale, evocativa, mostra una creatività in costante fermento, un pensiero lucido, una personalità definita che alterna evoluzioni senza rete a momenti nei quali la traccia compositiva è più definita. Cinquanta minuti intensi e coinvolgenti.
Carlo Argiolas