Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Accorsi, il cavaliere folle che sogna di interpretare Jago

Fonte: L'Unione Sarda
1 marzo 2012

Da stasera al Massimo di Cagliari con “Furioso Orlando” di Marco Baliani

«L'essere umano è sempre uguale, oggi e nel '500»
Non fa teatro per rimorso, lui che è uno dei talenti più contesi del cinema italiano. Lo fa perché «per un attore è inevitabile farlo: il teatro ha in sé una ritualità vicina all'essenza stessa di questo mestiere». Stefano Accorsi, 41 anni domani, lo ha scoperto a venti, quando si è iscritto alla Scuola di arte drammatica di Bologna, la sua città. Ma già da tempo coltivava l'altra passione, la più forte, il colpo di fulmine che è poi diventato il grande amore della sua vita: il cinema, che lo ha visto protagonista di decine di film diretti da registi come Avati, Muccino, Ozpetek, Moretti. «Per un attore», spiega, «è fondamentale avere una formazione, ma uno può farsela anche senza frequentare una scuola, lavorando, facendo gli incontri giusti, acquisendo quella consapevolezza che può darti più strumenti».
Fino a qualche anno il teatro era rimasto ai margini del suo percorso professionale. Poi sono arrivati alcuni ruoli, e due anni fa Sergio Castellitto gli ha proposto “Il Dubbio” di John Patrick Shanley, al fianco di una grande attrice del nostro teatro, Lucilla Morlacchi.
Ed ecco “Furioso Orlando, Ballata in ariostesche rime per un cavalier narrante” che Accorsi (un figlio di nome Orlando è solo una felice coincidenza) sta portando in tournée con il Nuovo Teatro-Teatro Stabile dell'Umbria. Da oggi al 5 marzo sarà a Cagliari, Teatro Massimo, col circuito Cedac, il 6 e il 7 al Verdi di Sassari. «Un'ora e mezza in scena: un'esperienza che il cinema non ti può dare in quella forma».
Come è nata l'idea di mettere in scena l'Orlando Furioso?
«Due anni fa ho fatto al Louvre una lettura di alcuni brani del poema di Ariosto, e mi è venuta una grande voglia di fare qualcosa. Io e il produttore Marco Balsamo ne abbiamo parlato a Marco Baliani, che ha riadattato il testo per il teatro e ha curato la regia».
Così lei è diventato il cavalier narrante che perde il senno per amore. Ama non riamato Angelica, che gli preferisce un Medoro qualunque ...
«Io rappresento in scena la sua pazzia distruttiva, che si accanisce contro cose e persone».
Un testo eterno, quello di Ariosto, ma anche sempre attuale, come attuale è la patologia dell'amore.
«Oggi le cronache di violenza di uomini rifiutati riempiono le pagine dei giornali, ma l'essere umano è sempre uguale a se stesso. Non era diverso da oggi, qualche secolo fa, non erano diversi i suoi sentimenti. E Ariosto è un grande anche perché riesce a cogliere tutto questo».
La lettura tra epica e ironia che ne dà Baliani?
«È un'attualizzazione che senza tradire l'autore ne mette in luce certi elementi. Lui era un po' misogino, maschilista, qui in questo spettacolo entra il campo il controcanto di uno sguardo femminile, quello di Nina Savary, fatto di divertita consapevolezza».
Il prossimo anno lei riprenderà ancora lo spettacolo, ma c'è un ruolo che vorrebbe portare in scena?
«L'attrazione del teatro è talmente totale e forte che potendo scegliere farei molte cose. L'“Otello” di Shakespeare, per esempio: mi affascina Jago, l'“onesto Jago”, la sua enigmaticità, il suo fascino ambiguo. Otello è agito dagli altri, lui è l'attore. Un bel ruolo da cattivo che mi piacerebbe interpretare».
Un incontro che ha segnato il suo percorso?
«Tanti, e alcuni sorprendenti. Quello con Daniele Luchetti, per esempio. Ho fatto con lui, un bel po'di anni fa, una pubblicità molto nota (il gelato Maxibon, ndr), e ho capito che i pregiudizi e i preconcetti bisogna lasciarli da parte, sempre. Questo è un mestiere che può anche stupirci. Io ero contrario alla pubblicità, ho avuto una bella lezione. Luchetti è un vero regista».
E la pubblicità una bella gavetta...
«Non bisogna aver paura di fare la gavetta, non bisogna disprezzarla, ci sono prodotti popolari, grandi serialità di valore. Non dimentichiamo che Muccino ha fatto “Un posto al sole”. Tutte esperienze che servono, non è quello che impedisce a un attore di evolvere».
E allora eccolo stasera alle 20.45 in scena al Massimo, questo attore saggio ed eclettico, che si occupa di sceneggiature e produzioni, eccolo alle prese con le ottave “girovoltate” dell'Ariosto e con quelle nuove di Baliani. Accorsi che - ci dice il regista - «mentre è artefice di tante storie e volti, deve sempre sentir montare in sé la frenesia fantasmagorica di Orlando, come un vino che fermenta in non sicura botte».
Maria Paola Masala