Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Napolitano sposa la questione sarda

Fonte: La Nuova Sardegna
21 febbraio 2012




«L’isola è la regione più in difficoltà». E Monti apre il tavolo tecnico sullo sviluppo




ALFREDO FRANCHINI E FILIPPO PERETTI

CAGLIARI. Le risposte che l’isola chiedeva sono arrivate: il presidente Napolitano ha sposato la questione sarda sino a dichiarare «il serio impegno a sollecitare il governo sui problemi presentati dal presidente Cappellacci a Palazzo Chigi». Il premier Monti ha colto l’invito e ieri sera ha emesso il decreto con cui si istituisce il tavolo tecnico sulla vertenza Sardegna.
La prima giornata del presidente Napolitano in Sardegna - oggi sarà a Sassari e ad Alghero - apre una prospettiva nuova alla vertenza con lo Stato. Chiamato in causa dalla presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, come «persona super partes», il capo dello Stato non solo raccoglie l’invito a perorare i diritti dei sardi ma entra in gioco: «Sono qui per le celebrazioni dei centocinquant’anni dell’unità d’Italia», afferma Giorgio Napolitano, «ma non potevo non prendermi la responsabilità di confrontarmi con le istituzioni e le rappresentanze sociali sui problemi che sono al centro della preoccupazione e delle tensioni in Sardegna». Problemi che conosce dal 1957, avrebbe ricordato il presidente della Repubblica nella riunione solenne del Consiglio regionale, quando visitò l’isola per la prima volta da parlamentare.
«La Sardegna è la regione che in questo momento è più in difficoltà nel Paese», spiega il capo dello Stato, «si prevede che nel 2012 il reddito nazionale possa calare dell’1,5% ma a quel punto bisogna vedere le realtà effettive sul territorio tra le diverse parti del Paese. Ed è quello che io intendo fare».
Il presidente Napolitano è tornato su uno dei temi a lui più cari, il divario Nord-Sud: «L’unità nazionale è ancora da compiere. La maggiore incompiuta è proprio la questione meridionale, un nodo che va risolto. Ho il dovere e la responsabilità di garantire i valori e i principi istituzionali e di questo tessuto va considerata parte essenziale la coesione sociale, oggi a serio rischio». Ma all’interno della questione meridionale l’autonomismo sardo è un capitolo a parte: «L’Autonomia della Sardegna, nel dopoguerra, ha segnato una svolta verso lo sviluppo. Quando si parla di unità e individualità nella Costituzione si parla anche di promozione e riconoscimento delle autonomie regionali. Credo che sia un filone da portare avanti».
Nell’aula del Consiglio regionale, tutti in piedi per la seduta solenne, (c’è stato anche il ritorno dell’assessore Giorgio Oppi dopo il malore delle settimane scorse), il capo dello Stato si rivolge direttamente ai consiglieri: «Il mio è un appello a tutti e soprattutto a voi perché si faccia fronte alla difficile situazione con freddezza, realismo, lucidità».
Le grandi questioni dell’isola vengono suddivise dal capo dello Stato in due parti: i diritti dei sardi e il quadro economico più generale. Nella prima questione ricade la «vertenza entrate». L’interlocutore è lo Stato e non avrebbe senso rimbalzarsi le responsabilità: «Ci sono diritti da far valere e anche i governi attuali devono rispettare quegli impegni che anche altri governi non hanno mantenuto», dice senza mezzi termini il presidente Napolitano.
Altra questione è la crisi industriale dell’isola. Per questa il capo dello Stato ricorda che «bisogna fare i conti col mercato, non solo nazionale, e con i cambiamenti tecnologici. Occorre un approccio innovativo di ricerca di nuove vie di sviluppo industriale ed economico». Idee innovative per «promuovere dal basso iniziative d’impresa». Tutto finalizzato al lavoro dei giovani: «Le nuove generazioni soffrono più degli altri per la mancanza di prospettive occupazionali. Una cosa che stiamo cercando di fare è quella di liberare le nuove generazioni da un debito pubblico che dobbiamo abbattere per dare loro un futuro intatto». In chiusura della prima giornata in Sardegna, Napolitano ha stilato un primo bilancio: «Il quadro complessivo della situazione in Sardegna è ancora più drammatico di quanto non potessi pensare».
La prima risposta pratica è arrivata ieri: l’istituzione del tavolo tecnico sulla vertenza aperta a Palazzo Chigi nell’incontro col governo Monti. Le possibili soluzioni saranno individuate entro un mese.