Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La bandiera dei Quattro Mori per l'addio al Professore

Fonte: L'Unione Sarda
21 febbraio 2012

Ieri a Barumini i funerali del grande archeologo scomparso a 97 anni
 

Umili e potenti nell'ultimo abbraccio a Giovanni Lilliu
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dal nostro inviato
Paolo Carta
 

BARUMINI Bastone in mano, passo non troppo agile, parola stentata a causa del fiatone, Gesuino Fadda, 87 anni, si presenta nella parrocchia di Barumini mezz'ora prima dell'inizio dei funerali. «C'è la messa del professor Giovanni Lilliu, non posso perderla, io sono uno di quelli che ha lavorato insieme a lui agli scavi». Si ferma giusto per un attimo, per un ricordo, il peso del corpo appoggiato sul legno, battito cardiaco accelerato per l'emozione: «Quando abbiamo cominciato i lavori dentro il nuraghe, abbiamo costruito tre ponti. Per non rovinare i reperti il professore ci ha insegnato a scavare con le mani, con il coltello. Quanta roba abbiamo trovato, lance, monete, pentole, omineddusu de brunzu , ma scusate, ora è tardi, non posso perdermi la sua messa».
 

I SUOI AMICI La grandezza del padre de “Su Nuraxi” traspare anche da questo piccolo episodio, ai margini di un funerale particolare, commovente, che ha radunato a Barumini intellettuali, artisti, politici, tutti i sindaci della zona, colleghi cattedratici delle università sarde, i suoi compaesani. Ma soprattutto tutti coloro che hanno voluto bene al piccolo grande uomo, bronzetto vivente, custode e portavoce della cultura dei nuraghi e dei sardi nel mondo.
 

GLI SCAVI Sicuramente il professor Lilliu avrebbe ringraziato tutti per la partecipazione, per l'estremo saluto, ma poi avrebbe parlato con Gesuino Fadda, uno degli artefici degli scavi con i quali a fine serata si fermava a gustare una carapigna, o con Ennio Zedda, 70 anni: «Sono stato io a trovare il primo scheletro umano, proprio all'ingresso della zona archeologica, seppellito sotto terra, composto, senza nessun oggetto o arredo. Adesso riposa nel museo archeologico di Cagliari, era alto un metro e novanta», dice alimentando la leggenda dei sardi giganti preistorici. Gli altri compagni di questa incredibile avventura, la scoperta di un nuraghe dove da sempre veniva seminato il grano, a pochi passi da case e pascoli, Lilliu li ha ritrovati domenica, dopo l'ultimo respiro, alla vigilia dei suoi 98 anni. Erano quasi tutti morti da tempo.
Il gigante alla fine è stato un uomo di un metro e sessanta, Giovanni Lilliu, per il quale proprio il mancato ritrovamento dei cimiteri dei nuragici di Barumini è stato il vero unico cruccio.
 

IL GIGANTE La chiesa dell'Immacolata non riesce a contenere tutte le persone che si sono presentate a Barumini per i funerali del moderno Sardus pater. In prima fila le figlie Cecilia e Caterina e la moglie del Professore , come lo chiama per tutta l'omelia don Aldo Carcangiu, senza citarlo per nome, segno di rispetto e venerazione: «L'umiltà, la semplicità, l'essere piccolo e semplice lo hanno fatto diventare un grande. È stato un personaggio di altri tempi, quando certi valori come l'amore per la propria terra erano più tenuti in considerazione da tutti. Professore - ha chiuso rivolgendosi direttamente a Lilliu - ci hai insegnato la storia, oggi tu sei entrato nella Storia della resurrezione di Cristo».
 

QUATTRO MORI L'applauso della gente sorge spontaneo quando il parroco, alla fine del rito, benedice il feretro, dove un sardista autentico come lo studioso della limba Giuseppe Corongiu ha sistemato una bandiera con i quattro mori. Ci sono i rappresentanti della Regione e del Comune in alta uniforme per ricordare il suo passato di consigliere regionale.
A Barumini ci sono soprattutto gli esponenti dell' cultura isolana, nei giorni in cui la Sardegna riceve la visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Se il Capo dello Stato conoscesse davvero la nostra Isola - dice Bachisio Bandinu, scrittore e antropologo bittese - sarebbe venuto qui a Barumini, a rendere omaggio a un grande sardo. Ho ammirato la figura di studioso e archeologo, ma soprattutto la grandezza dell'uomo Giovanni Lilliu, uno dei primi a capire che la storia e la cultura della Sardegna sono una risorsa oggi».
 

LA PIETRA Pinuccio Sciola, scultore sansperatino famoso a livello internazionale con le sue pietre sonore, di mattina aveva consegnato una sua opera al porto di Cagliari, alla presenza proprio di Napolitano, e già in quell'occasione aveva citato il Professore: «Certi fatti non accadono per caso. Questa contemporaneità di eventi deve far riflettere. Giovanni Lilliu è stata la pietra più bella della Sardegna». Adesso, dopo la cerimonia, si commuove ricordando il gesto pudico e affettuoso di quella mano anonima che ha lasciato sulla bara un bronzetto. «L'ho trovato poetico, delicato».
 

L'ATENEO Pasquale Mistretta, ex rettore dell'Università di Cagliari, esalta la figura di un collega «che ha reso celebre il nostro Ateneo nel mondo nel segno di una tradizione di studiosi molto importante». E a proposito, lo storico Francesco Cesare Casula lo ricorda come «maestro e innovatore, oltre che compagno di giornate indimenticabili anche fuori dall'Ateneo».
A fare gli onori di casa il sindaco di Barumini, Emanuele Lilliu, lontano parente del Professore: «Oggi è una giornata triste, c'è il lutto cittadino, ma anche di ringraziamento per tutto quello che ci ha lasciato per sempre. Gli saremo grati per l'eternità per quello che ha fatto per Barumini». E i settanta lavoratori dell'area archeologica, ieri chiusa per il lutto cittadino, annuiscono con maggiore consapevolezza.
 

TUVIXEDDU Una delle ultime visite che aveva ricevuto l'Accademico dei Lincei nella sua casa di Cagliari è stata quella di Vincenzo Tiana, presidente regionale di Legambiente: «Tre mesi fa bussammo nel suo appartamento, ci aprì lui stesso. Lucido, simpatico, aderì con entusiasmo alla nostra proposta: volevamo che fosse lui, lo scopritore del nuraghe patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco, il primo firmatario della proposta di legge per la nascita di un parco a Tuvumannu e Tuvixeddu. E ci incoraggiò: andate avanti ». Un uomo, un esempio, una bandiera.